Economia

È tempo di un contratto nazionale degli Enti del Terzo settore?

Dopo i risultati conseguiti a livello legislativo, è tempo di mettere nell’agenda politica del Forum del Terzo Settore il tema del lavoro, con la creazione di una piattaforma contrattuale unica, in grado di dare garanzie ai lavoratori. Un modo per rendere palese la diversità degli ETS come datori di lavoro

di Felice Scalvini

L’Assemblea del 2 ottobre del Forum del Terzo Settore con l’intervento del ministro Luigi Di Maio ha rappresentato un momento significativo. Ha confermato che, anche nella nuova stagione politica, il Forum continua ad essere riconosciuto dal Governo come l’interlocutore politico principale.

Il percorso avviatosi col Patto per la Solidarietà, sottoscritto a Padova il 18 aprile del 1998 con l’allora Presidente del Consiglio Romano Prodi, a cui seguì il riconoscimento come “parte sociale” ad opera del successivo Governo D’Alema è uscito dunque rafforzato dalla stagione legislativa che ha portato alla promulgazione del Codice del Terzo settore. Il Forum è stato e continua ad essere in prima linea nel dialogo con Governo e Parlamento. Di questa capacità di interlocuzione va dato merito alla Portavoce, allo staff e al gruppo dirigente tutto.

Quindi buone notizie. Il variegato mondo del Terzo Settore può riconoscersi in una rappresentanza politica unitaria e proattiva. Ad essa il compito di costruire un’agenda politica che, sostenuta da un consenso adeguato, sappia esprimere una visione all’altezza delle sfide dei tempi e promuovere e sostenere lo sviluppo ed il protagonismo sempre maggiore del Terzo settore.

È naturale che in questo periodo l’impegno principale, quasi esclusivo, sia stato il lavoro intorno alla legislazione e che tale approccio trovi una naturale continuità nell’azione – che non sarà di breve durata – di “messa a terra” della nuova normativa. Credo però sia giunto il momento, anche in ragione dei risultati conseguiti, di aggiungere almeno un secondo punto all’agenda politica del Forum. Un punto per certi versi di importanza non inferiore a quello legislativo, perchè riguarda una questione vitale per il Terzo settore, ma anche per la società tutta. Mi riferisco alla questione del lavoro nel Terzo Settore e alla necessità di affrontarla con uno strumento ad un tempo tradizionale ed innovativo: il Contratto nazionale degli Enti del Terzo settore.

Un Terzo settore riconosciuto da una normativa di impianto unitario ha l’assoluta necessità di avere analoga unitarietà per quanto concerne la piattaforma contrattuale relativa alle condizioni di lavoro. Va superata l’attuale situazione dove la molteplicità dei contratti di lavoro innesca compatizioni deteriori, spesso costruite sul dumping contrattuale, e quindi totalmente sulle spalle dei lavoratori, che proprio da parte degli Enti del Terzo settore dovrebbero ricevere particolari tutele e attenzioni. È vero che questa situazione è normalmente innescata da Pubbliche Amministrazioni il più delle volte allineate acriticamente alla visione idolatrica della concorrenza, che vede nell’ANAC la vestale in servizio permanente. È però altrettanto vero che l’eliminazione della frammentazione contrattuale e la creazione di una piattaforma unica e omogenea, in grado di dare garanzie decorose ai lavoratori, rappresenterebbe un baluardo di tutto rispetto.

Il perchè dell’assordante silenzio dei sindacati su questo punto – che dovrebbe costituire la loro prima preoccupazione – resta per me un mistero indecifrabile e comunque un motivo in più per auspicare un’iniziativa del Forum del Terzo settore. Un modo per rendere palese la diversità degli Enti del Terzo settore come datori di lavoro e, sono convinto, un contributo sostanziale al miglioramento delle condizioni di una fetta significativa dei lavoratori del nostro Paese.

Photo by Kelly Sikkema on Unsplash

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