Sostenibilità

E sullo Stelvio

Autostrade da sci.L’ impatto ambientale dei mondiali 2005.

di Elena Martelli

“I prossimi mondiali di sci sono un?occasione persa per per far conoscere le eccezionali bellezze naturali e l?importanza ambientale strategica del Parco nazionale dello Stelvio”. A denunciarlo è Enzo Venini, consigliere nazionale di WWF Italia e rappresentante delle associazioni ambientaliste nel consiglio direttivo del Parco nazionale dello Stelvio. A lui Ecomondo ha chiesto un bilancio ambientale dei giochi a meno di un anno dal loro inizio.
Ecomondo: Per iniziare, sono stati sciolti i nodi della viabilità e dell?impatto ambientale?
Enzo Venini: I Mondiali di sci sono l?esempio di come non si devono fare eventi del genere. I nodi della viabilità rimangono tali quali ed è probabile che gli investimenti “cenerentola” nel settore ferroviario porteranno a una percorrenza di mezzi più frequente e veloce tra Tirano e Milano solo in occasione dei Mondiali, come è già avvenuto per quelli del 1985. Poi la Valtellina ripiomberà nell?oblio e i pendolari continueranno a rimanere in piedi su lunghi tratti e a fare i conti con i ritardi. Un flusso più intenso di auto (già oggi nei giorni festivi si raggiungono in valle i 50 – 60 chilometri di coda) con il suo carico di inquinamento, di rifiuti, di aspettative “mordi e fuggi” non produrrà che un effimero beneficio economico lasciando un ambiente devastato e ancora più fragile. I grandi parcheggi resteranno, anche all?interno di paesi come Bormio, completamente deserti per almeno 6 mesi all?anno. In compenso, una dozzina di giorni di gare saranno costati al contribuente milioni di euro.
Ecomondo: Si è quindi persa una grande occasione per realizzare dei Mondiali a basso impatto ambientale?
Venini: Certo, e si è persa anche quella di riqualificare stazioni sciistiche come Santa Caterina Valfurva. Le parole rassicuranti dei politici si sono subito volatilizzate. Bisogna considerare che l?impatto ambientale di grandi manifestazioni sportive in contesti delicati come quello alpino è imponente e qui sono interessate le più preziose zone del Parco nazionale dello Stelvio, tutelate anche dalla comunità europea. Abbattimento di 2.800 alberi in un bosco secolare di abete rosso, pino cembro e larice tra i 1.700 e i 1.900 metri d?altitudine, devastazione di una torbiera ad alta quota per posizionare la stazione intermedia di risalita, ponte sul torrente Frodolfo, già depredato delle acque, scempio del paesaggio: a questo devastante impatto ambientale abbiamo visto aggiungersi anche una nuova speculazione con piste da sci, impianti di risalita, canalizzazione di acque per l?innevamento artificiale, rifugi, valli paravalanghe, strutture fognarie, collegamenti elettrici e strade di accesso.
Ecomondo: La progettazione delle infrastrutture sportive e di supporto ha tenuto conto dell?equilibrio ecologico della zona?
Venini: Credo che più delle denunce e dei ricorsi al Tar presentati dal WWF e da altre associazioni ambientaliste, valga la messa in mora dell?Italia da parte della Direzione generale Ambiente della Commissione europea per aver consentito la devastazione di una zona di protezione speciale. Il progetto originario prevedeva persino l?impermeabilizzazione di un lago alpino in alta quota e il suo impiego come bacino per l?innevamento artificiale. Nessuna attenzione è stata inoltre posta al fatto che si interveniva su un territorio compreso all?interno dei confini del Parco nazionale dello Stelvio.
Ecomondo: Scusi, ma l?ente parco non si è fatto sentire?
Venini: Mettiamo anche lui sul banco degli imputati. Altalenando tra dinieghi, prescrizioni e autorizzazioni, ha ceduto alle enormi pressioni politiche, rimangiandosi le posizioni tecniche e scientifiche assunte a tutela della torbiera di Plaghera, del bosco secolare e della non sciabilità, così come prospettata, della Valle dell?Alpe, vero cavallo di Troia per un carosello sciistico tra le zone incontaminate del Parco. Uno scempio a catena reso possibile da diverse responsabilità e connivenze. Prima fra tutte quelle della Federazione internazionale sci che, ignorando gli impegni del Congresso di Praga sulla non prevalenza dell?interesse sportivo sull?ambiente, ha preteso l?assoluta prevaricazione del bene ambientale interessato, accreditando la candidatura dell?Italia senza che venissero stilate le prescritte valutazioni di impatto ambientale.
Ecomondo: La cerimonia di apertura dei Mondiali è fissata per il 28 gennaio 2005. A che punto è l?organizzazione?
Venini: In questi giorni dovrebbero riprendere i lavori a Santa Caterina anche se sono stati richiesti al Tar la sospensione dei lavori e alla Procura della Repubblica di Sondrio il sequestro del cantiere per violazione della Valutazione di impatto ambientale da parte della Regione Lombardia. Le difficoltà tecniche e la mole dei lavori lasciano però seri dubbi sia sulla possibilità di un completo finanziamento sia sulla loro realizzazione in tempo utile nonostante le devastazioni compiute: abbattimento degli alberi e un ingente e deturpante movimento terra.
Ecomondo: Alla luce di quanto sta succedendo, come è possibile tutelare il territorio alpino? Venini: Le Alpi sono tra le 238 ecoregioni riconosciute dal WWF Internazionale come essenziali per la conservazione della biodiversità del pianeta. Gli spazi naturali, tuttavia, sono sempre più ristretti: in Italia solo il 5% del territorio alpino è protetto mentre in Europa il 14 % è parco o riserva. Dall?applicazione dei protocolli della Convenzione delle Alpi alle leggi ordinarie e alle direttive europee, ci sarebbe materia abbondante per porre argine al degrado ma vediamo queste prescrizioni quotidianamente ignorate a tutti i livelli politici, governi regionali e nazionale compreso.

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