Se faccio così fatica adesso, come farò in vecchiaia, quando il mio corpo sarà ancora più debole e la sensazione di fatica aumenterà? Forse non riuscirò più a camminare!”. Queste riflessioni attraversavano la mia mente nel fare i pochi scalini che, nel mio palazzo, permettono di accedere all’ascensore dell’entrata principale. Ero depressa e stremata. I miei pensieri corsero veloci alle mie gambe, al loro peso e a quanto tutto ciò incida sulle ossa e la muscolatura. “Devo dimagrire moltissimo – pensavo – anzi, potrei sottopormi a qualche intervento per rimuovere parte del grasso!”. Ma era una follia, soprattutto per chi, come me, ha il terrore degli nterventi chirurgici. Per un momento mi sono sentita come Meryl Streep e Goldie Hawn ne “La morte ti fa bella” di Zemeckis, costrette a “rappezzare” continuamente parti del loro corpo in disfacimento. Nel film, fantastico e grottesco, le due attrici perdevano pezzi in continuazione, persino la testa ed usavano mezzi molto grossolani come stucchi e vernici per rimettersi “in sesto”. Certo sarebbe più semplice per me, rinforzare le articolazioni con qualche chiodo e segare la ciccia in eccesso con arnesi da falegnameria. Diventerei una donna bionica molto casereccia, costretta a revisioni ancora più frequenti delle normali terapie neurologiche!
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