Welfare

E se domani l’immigrato ci pianta in asso?

122 miliardi di euro: è la quota di Pil prodotta dagli immigrati. Senza contare i 700mila clandestini che nel nostro Paese vivono e lavorano. L'editoriale di VITA Magazine, in edicola da venerdì!

di Giuseppe Frangi

VITA Magazine in edicola: Birmania

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Inutile adesso stracciarsi le vesti. Una coalizione che vince con il 47% dei voti, facendo del tema della sicurezza il contenuto cardine del proprio messaggio politico, è ovvio che come primo atto di governo prenda un provvedimento sul tema. I contenuti sono quelli ampiamente annunciati: giro di vite, in particolare attraverso la probabile istituzione del reato di immigrazione clandestina e rafforzamento del sistema dei Cpt. Il fronte politico sconfitto non ha saputo opporre a questa logica elementare un’altra di uguale o maggiore efficacia e oggi è appunto inutile stracciarsi le vesti. Un esperto come Enzo Maria Napolitano, commentando il risultato elettorale, ha coniato una formula efficace: ha vinto «il multiculturalismo pragmatico». In sostanza, nessun problema a convivere con quelli di cui non possiamo fare a meno. Il modello veneto in questo senso è emblematico, intollerante dal punto di vista verbale, invece è molto efficace nel produrre integrazione, perché l’integrazione conviene innanzitutto ai veneti stessi. Di quel 10% di stranieri non si può fare a meno: sarebbe autolesionista e velleitario. Altrove sono prevalsi percorsi simili, anche se meno chiari: è quella che Giuseppe De Rita su Communitas ha definito «l’integrazione prodotta dalla quotidianità».

Il risultato, per stare alla logica dei numeri, sono 122 miliardi di euro, che è la quota di Pil prodotta dagli immigrati. Ma questa cifra non racconta tutto. Perché ce ne sarebbe un’altra da aggiungere e con la quale il ?multiculturalismo pragmatico?, se davvero pragmatico vuole essere, dovrebbe fare i conti. Ci riferiamo alla quota (misteriosa) di Pil prodotta da quei circa 700mila clandestini che nel nostro Paese vivono e lavorano. È sempre De Rita a raccontarli in modo molto efficace: «So di chi per cercare una badante deve fare 30 telefonate al cellulare di persone che non ti dicono dove abitano per paura. È gente che non ha speranza in un’altra sanatoria e allora deve rendersi invisibile e se diventano badanti non escono dalle case». Non vogliamo porre la questione in termini di minima ?dignità umana? (cui pur sembra aver fatto cenno anche Berlusconi alla Camera: «Fieri dell’antico spirito di accoglienza e dell’antica capacità di integrazione del nostro popolo»).

La poniamo in termini ?economici?. Quanto è sensato tenere persone di cui abbiamo bisogno (come dimostrano le ?trenta telefonate??) in una condizione di disperata invisibilità? Giustamente il ministro degli Esteri romeno, riferendosi alla più grande impresa edilizia nell’Italia degli ultimi decenni, la nuova Fiera di Milano, ha sottolineato che è frutto del lavoro dei suoi connazionali. Sarebbe interessante capire quanto lavoro clandestino ha permesso di esistere a questo ?volano? dell’economia del Nord. Per altro, dovesse partire oggi, una simile impresa sarebbe difficile. In Romania c’è un deficit di manodopera quantificato in 80-100 mila posti di lavoro. E già è iniziato il pressing per incoraggiare chi è immigrato in Spagna a tornare a Bucarest. Forse da ?multiculturalisti pagmatici? converrà metter nel conto una strategia alternativa. Perché questa che oggi sembra efficace, domani potrebbe essere controproducente…

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