Cultura

E’ scomparso il maestro Pavarotti

Morto nella mattina nella sua villa a Modena. Soffriva da tempo di tumore al Pancreas

di Giulio Leben

Non bisogna essere necessariamente appassionati di musica classica, né essere nati a Modena, per capire il talento e apprezzare la personalità di Luciano Pavarotti. Classe 1931, avrebbe compiuto 72 anni il prossimo ottobre, il tenore modenese, prima che italiano, è morto stanotte alle 5. Da tempo soffriva a causa di un tumore al pancreas che lo aveva costretto lontano dalla scena internazionale e lo aveva distolto dal suo ultimo progetto, il “Pavarotti & Friends”.

La morte di Big Luciano è stata confermata dal manager Terri Robson all’agenzia britannica Reuters e ha fatto subito il giro del mondo. Secondo le voci che si erano diffuse a Modena, Pavarotti aveva perso conoscenza già ieri sera.

Il sindaco di Modena Giorgio Pighi ha espresso alla famiglia di Luciano Pavarotti il cordoglio e la partecipazione sua e dell’intera città, e ha anticipato che proporrà che il teatro Comunale della città emiliana venga intitolato all’artista. «È un grande dolore per tutti noi, noi modenesi, noi cittadini di un mondo – ha commentato Pighi – che è anche un po’ nostro proprio grazie all’arte grandissima e alla straordinaria generosità del Maestro Pavarotti. Questo è, in primo luogo, il momento del lutto e della commozione, ma anche della consapevolezza di aver conosciuto e ammirato uno dei grandi personaggi della nostra epoca. Una fortuna ed un privilegio che i modenesi, sono sicuro, ricambieranno con gratitudine e partecipazione».

Sul sito di “Lucianone” campeggia una sua foto e una scritta “Penso che una vita per la musica sia una vita spesa meravigliosamente e alla musica ho dedicato la mia intera vita”.

Ripercorrere la carriera artistica e umana di Luciano Pavarotti è come ripercorrere la vita di una ragazzo semplice, ambizioso sì, ma soprttutto talentato. La sua voce, forse ereditata dal padre, anche lui amante del bel canto, è stata da sempre la sua carta di identità. Poco importava se non proveniva dalla scuola tedesca, dove prima di tutto bisognava e bisogna possedere gli strumenti del mestiere. Luciano Pavarotti possedeva quella voce che nessun altro aveva. Crisitallina, pulita, capace di un’estensione rara e mai “impiccata” o “insabbiata”. E di una tecnica vocale al suo totale servizio. Ma la sua voce, così unica e così amata, era accompagnata da un sentimento genuino, forse poco raffinato in apparenza, di chi sa, ha capito, di aver ricevuto un dono, o se si vuole aver scoperto una vocazione a cui Luciano Pavarotti ha sempre cercato di rispondere, nel bene e nel male, nelle critiche così come quando si lasciava abbindolare dagli elogi. Sapeva, Luciano, di essere unico. Lo si vedeva, lo si percepiva. Non sempre veniva perdonato per questo.

Inutile a questo punto elencare i “Nessun dorma” ormai storici. Basti dire che con Luciano Pavarotti perdiamo qualcuno, ma anche qualcosa. Un qualcosa di raro, di altri tempi, ma che Luciano è riuscito a portare fino a noi rispondendo alla chiamata che la musica gli aveva fatto, dando a lui – e solo a lui – quella voce.


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