Cultura

È rimasto solo il papa a dire cose ‘di sinistra’?

Lunedì il Papa tiene davanti al Corpo diplomatico in Santa Sede un discorso formidabile. Martedì sfogliando i quotidiani non si trova traccia dei contenuti di quel discorso...

di Giuseppe Frangi

E poi dovremmo temere il declino dei giornali? Lunedì 8 gennaio il Papa tiene davanti al Corpo diplomatico accreditato in Santa Sede un discorso formidabile (mai un Papa aveva detto cose tanto forti in termini di lotta alla povertà, garantisce padre Giulio Albanese). Martedì 9 sfogliando i quotidiani non si trova traccia dei contenuti di quel discorso. Non che non si parli di Papa e di Chiesa. Se ne parla eccome. Ad esempio si enfatizza la triste vicenda di monsignor Wielgus, nominato arcivescovo di Varsavia e costretto alle immediate dimissioni per le rivelazioni sui suoi trascorsi di collaboratore dei servizi segreti comunisti. Fatto grave, per carità, ma spregiudicatamente orchestrato dalla destra al potere per tenere sotto scacco la Chiesa (a proposito: teocon, dove siete?). Poi ci sono titoloni per le eterne polemiche sui Pacs, per due righe in cui il Papa ha ribadito la sua posizione di sempre. Poi altro grande spazio alla soddisfazione vaticana per la scoperta delle staminali ricavate dal liquido amniotico. E il discorso contro la povertà e le sue cause ?strutturali?? Solo qualche fuggevole e distratto accenno. Eppure in quelle 3.300 parole sulla situazione sociale del pianeta, pronunciate davanti agli ambasciatori che rappresentavano quasi tutti i Paesi del mondo, il Papa ha detto cose che a rigor di logica dovrebbero far saltare sulla sedia tutti i potenti. Ma evidentemente, non trattandosi di beghe capaci di mobilitare il teatrino della politica nostrana, nessun giornale ha pensato opportuno starci sopra (anche il <i>manifesto</i> è girato alla larga: sinistra dove sei?).

E allora ecco in sintesi quel che il Papa ha detto (il discorso lo potete trovare completo sul sito del Vaticano). Punto primo: lo scandalo della fame tende ad allargarsi e questo è un fatto «inaccettabile» davanti ad un mondo che «dispone invece dei beni, delle conoscenze e dei mezzi per porvi fine». Punto secondo: è illusorio pensare di combattere questo «scandalo» senza cambiare i nostri stili di vita. Punto terzo: le cause della povertà di milioni di persone sono strutturali nel senso che dipendono dalle «disfunzioni dell?economia mondiale». Punto quarto: come conseguenza occorre rivedere «i modelli di crescita» che sono incapaci di rispettare l?ambiente e uno sviluppo umano integrale, perciò «è necessario convertire il modello di sviluppo globale». Punto quinto: è ora che «i Paesi poveri, spesso pieni di ricchezze naturali, possano beneficiare dei beni che appartengono loro in modo proprio». Punto sesto: basta indugi sui negoziati commerciali e su quelli per la cancellazione del debito. E infine, un monito: quello a non venir meno all?impegno preso di destinare lo 0,7% del pil all?aiuto allo sviluppo.

C?è ovviamente molto altro nel discorso. Compresa un?attenzione davvero speciale all?Africa, cui il Papa ha dedicato oltre mille parole sul totale, e che è stata passata in rassegna emergenza per emergenza («Non possiamo accettare che tanti innocenti continuino a soffrire e a morire»). E che ha permesso a Ratzinger di sottolineare il valore dell?impegno di chi è in prima linea (ma ha ammonito: «le organizzazioni che affrontano le crisi hanno bisogno di un più forte sostegno»). Che il Papa tenga alta la bandiera di una globalizzazione più giusta nel silenzio rassegnato della politica e di tanti (ex) capipopolo è un segno da non lasciar cadere. Un segno che non può che dar speranza ai tanti che ogni giorno continuano ostinatamente a credere nella vita e non nelle sue stupide e quotidiane parodie.

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