Welfare

E qui l’handicap porta lavoro

L'esperienza pilota in un condominio di Alessandria

di Riccardo Bianchi

Un gruppo di inquilini, tutti con disabilità, hanno assunto due persone per farsi assistere.
L’Asl dà l’ok: «Così abbattiamo i ricoveri non necessari»
Un condominio come molti, vicino al centro della città di Alessandria, con tanto di giardinetto. Niente di speciale, se non fosse che questo palazzo, un tempo di proprietà dell’Inail, è abitato solo da disabili. Inquilini, quindi, a cui spesso non basta una sola persona per soddisfare tutti i bisogni, da quelli fisici, al far la spesa. Così si sono uniti e hanno dato vita al primo condominio solidale di soli diversamente abili.
Il progetto parte nel 2004, quando presero un assistente che servisse tutti gli abitanti e desse loro una mano per le varie necessità. Adesso, però, l’addio della persona che li seguiva ha permesso di migliorare il programma. «Al piano terra c’è un alloggio vuoto, quello dello storico portiere», spiega Laura Mussano, direttrice del Consorzio di Servizi sociali della città piemontese. «Abbiamo pensato di darlo a una coppia sposata, così da avere due persone a disposizione». Per questo è stata coinvolta l’Asl cittadina: «Darà un finanziamento, oltre ai regolari assegni personali per l’assistenza di ciascun condomino». L’azienda sanitaria conferma la cifra, che si dovrebbe aggirare sui 10mila euro, mentre i restanti 18mila saranno suddivisi equamente tra l’Inail e i sette inquilini. «Abbiamo accettato», spiega Gianfranco Ghiazza, il direttore sanitario, «perché utilizzare le reti sociali per dare aiuto direttamente a casa, evitando i ricoveri non necessari nelle strutture sanitarie, è utile anche per razionalizzare le spese».
«Con due coniugi», racconta Paolo Berta, inquilino e consigliere comunale, «si andrà oltre le otto ore di assistenza, permettendo ai condomini di essere seguiti anche nel weekend». Berta è stato tra gli ideatori dell’iniziativa, e non solo. È lui che, dopo l’incidente del 1981, ha ottenuto che l’Inail togliesse i gradini che portavano all’ascensore. È lui che ha dato vita all’associazione Condominio sociale, che raggruppa tutti i condomini, e che venti anni fa fondò un’altra associazione, chiamata Idea, con cui è riuscito a mettere in piedi un centro di recupero polifunzionale da 106 posti e una comunità alloggio per disabili.
La giornata dell’assistente è abbastanza regolare. «Al mattino», racconta Berta, «aiuta nel passaggio letto-carrozzina. A seconda delle esigenze, ci accompagna col pulmino al lavoro, a una visita in ospedale o a trovare i parenti». Più qualche lavoretto di manutenzione, se avanza tempo. «Non ci dimentichiamo poi che con questo progetto diamo anche lavoro e casa a una coppia che non ne ha».

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