Cultura
E’ questa “la tivù delle donne”?
Elsa Fornero polemica dopo il tatuaggio esibito di Belèn
Ci ha pensato il ministro Elsa Fornero a materializzare l’irritazione delle donne italiane di fronte all’uso quanto meno spregiudicato del corpo femminile a fini di audience, sintetizzato dalla polemica sul tatuaggio intimo di Belen Rodriguez. Un tema apparentemente non “politico” che però trova immediata eco sui giornali e sul web.
- In rassegna stampa anche:
- MANI PULITE
- IMU E NON PROFIT
- ICI E CHIESA
- DISABILI
- KOSOVO
- 5 PER MILLE
«Sono offesa con la tv per come tratta le donne» titola nel palco centrale della prima il CORRIERE DELLA SERA lanciando il pezzo di Mariolina Iossa che prosegue a pagina 21. Protagonista Elsa Fornero che, racconta la Iossa, “rispondendo ad una domanda di Enrico Mentana durante un convegno sulle donne nella società, non solo spiega che proprio come donna qualche volta si è sentita offesa dai programmi televisivi, confessa anche che quando le è accaduto semplicemente ha smesso di guardarli, quei programmi. «La cosa migliore è cambiare canale o spegnere del tutto, che è più salutare», dice il ministro, passando poi ai temi lei più cari, come «l’atteggiamento italiano» nei confronti del lavoro delle donne. Che deve assolutamente cambiare. «Nei principi siamo al pari della Svezia ma nelle pratiche, in famiglia, a scuola, nelle istituzioni, lasciamo molto a desiderare». E «bacchetta» Mentana quando dice che «per caso» le tre persone più importanti che in questo momento sono impegnate nella trattativa sulla riforma del mercato del lavoro sono donne: lei stessa come ministro, Susanna Camusso, segretario della Cgil, ed Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria. «Per caso? Assolutamente no, non è un caso» ha sottolineato Fornero. Si tratterebbe invece di un passo in avanti, per l’Italia, voluto. Un esempio di buone pratiche”. Michela Proietti a centro pagina: “Lo spacco di Belén scuote la Rete Ironia e critiche. «Caduta di stile»”. “Da mercoledì sera il popolo di Twitter non ha parole che per lei – scrive la giornalista del CORRIERE – . Impossibile non commentare il passaggio scosciato di Belén, che ha «sconsacrato» il palcoscenico di Sanremo più di qualsiasi predica anti-clericale. Il dubbio se sotto l’abito di Fausto Puglisi ci fosse davvero la parvenza, anche lontana, di uno slip, ha infiammato cuori e tastiere”. E racconta: “Nel giorno dopo il «Belén-gate», la showgirl non ha dato spiegazioni al gesto, ma ci hanno pensato blog, siti e social network a tenere alta l’attenzione. L’assenza-presenza della lingerie ha solleticato followers come Luca Sofri: «Se tanto mi dà tanto la procura di Trani deve essere sulle tracce delle mutande di Belén». Riflessioni da segugio anche per Francesco Facchinetti: «Che il commissario Marano trovi le mutande di Belén». Un tweet seguito poi dalla confessione di un sogno sfiorato: «La domanda che tutta Italia dovrebbe farsi è: perché ieri Belén si è dimenticata di non mettersi il vestito?». Mentre Francesco Di Gesù, alias Frankie HI-NRG MC ha sdrammatizzato con un gioco di parole: «Belén quest’anno propone l’inguine al pesto», Sauro, musicista toscano meno celebre, ha riflettuto sulla genesi di quel simbolo: «Penso ancora ai nervi saldi del tatuatore di Belén». Della stessa opinione Gianluca Neri che ha twittato: «Mestieri duri in tempi di crisi: l’autore del tatuaggio sull’inguine di Belén»”. Giovanna Cavalli intervista Lucia Annunziata, fisicamente davvero agli antipodi rispetto a Belen Rodriguez: “Lucia Annunziata: «Prevale l’estetica Le persone normali non hanno spazio»”. Ecco come si conclude la conversazione con l’ex presidente Rai: “Di chi è la colpa? «Chiaro che non è soltanto della tv, che però ci mette del suo, eh. Non si vede mai la donna vera, quella normale. Sempre e soltanto bambole. O mamme, svampite, allegrone, soubrette, ragazze ye-ye, tra sentimento e intrattenimento. Se una manager ha successo per la governance di un’azienda ma ha anche delle belle gambe, può stare certa che parleranno del suo stacco di coscia, nient’altro». Fosse ancora presidente a viale Mazzini, la Belén con spacco assassino l’avrebbe redarguita? «Belén è bellissima e simpatica, ma certo quel suo sventolarsi la gonna è stato più sconvolgente del sermone di Celentano. Non è questione di centimetri di pelle scoperta ma dell’uso che di quella pelle viene fatto. Non sono contraria all’esibizione di una scollatura, non è che voglio mettere il chador alle ballerine. Però un conto è essere sexy, un conto l’ammiccamento sfacciato». C’è chi al contrario giudica il ministro Fornero troppo rigida. «Non credo che le donne la pensino così. Fornero è femminile. E anche gli uomini, quando diventano padri, preferiscono una figlia ministro a una velina»”.
Alla timida, ma tranchat, polemica del ministro Fornero, REPUBBLICA propone un’intervista a tutta pagina a Belen Rodriguez, che ammette: «Il mio spacco inguinale? Ho voluto esagerare». Dal tono con cui risponde alle domande sull’Italia maschilista e pruriginosa che si è scatenata appunto per il suo spacco, la showgirl risponde con la leggerezza che in effetti tutta questa vicenda merita. «Scendendo le scale mi sono resa conto che lo spacco era hard, ma era tutto in regola. Lo slip c’era». Sul “richiamo” della Fornero: «Faccio parte del mondo della tv, e la tv è show. Non scrivo leggi. Farebbe clamore se fosse una parlamentare a scendere le scale con quello spacco… La bellezza fa parlare, fa tutto parte del gioco». Donna oggetto? «Nessuno mi ha detto “Mettiti questo abito che così facciamo il picco d’ascolto”. Ho scelto io».
IL GIORNALE apre la prima pagina con la foto della Belen scosciata e con il titolo “Il Fornero contro la Belen. Le due Italie delle donne in tv”. Per IL GIORNALE scrive Valeria Braghieri: «Il ministro si indigna per certi programmi «che sarebbe meglio evitare». La verità è che lei non dovrebbe occuparsi delle farfalline al festival. Il Fornero in occasione del convegno ”Valore D” ha espresso ciò che pensa di certi programmi e l’utilizzo che fanno della donna «è meglio cambiare canale o spegnere del tutto. È più salutare». Belen in effetti non è salutare. Lei gli uomini li fa ammalare, perché sa ben come sono: bisogna riempirgli gli occhi. E l’atra sera come scrivono su twitter ha pensato bene di ricordare all’Italia che «Passera non è solo un ministro». Un pezzetto di stoffa spostato ad arte e per 48 ore ci si è chiesti: ma Belen portava le mutande? Questa surreale polemica dà un pizzicore che altro non è se non la verità che protesta. Ci sono donne che come patrimonio hanno splendide rughe piene di tutto, solchi scavati da stoico buonsenso e donne che come patrimonio hanno agili, impenitenti farfalline. E semplicemente non ha senso che queste donne si incontrino, tutto qui. Il fatto che il ministro del Lavoro si occupi di Sanremo è qualcosa che sposta il senso….La storia e la competenza del Fornero sarebbero degne di miglior causa, di altre cause».
Dopo Celentano per IL MANIFESTO al Festival di Sanremo basta una colonna a pagina 13. Due articoli, il primo un box su Marano che dichiara «Non controllo Celentano» e la notizia delle associazioni omosessuali che sono andate su tutto le furie per le battute di Morandi e lo sketch dei Soliti Idioti. Il secondo articolo è il seguito di quello di ieri che passa in rassegna le canzoni. Sotto il titolo: “Il popolo di Twitter acclama Celeste Gaia”, Alberto Piccinini passa in rassegna con ironia testi e cantanti e a leggere non se ne salva una. Da Noemi ad Arisa, passando da Carone con Nanì, scritta da Dalla e fatta a pezzi da Piccinini per continuare con Gigi D’Alessio e Loredana Bertè la cu canzone è definita «La versione zippata di certi docu-reality americani sulle celebrità in declino tipo The Osbourne o i Kardashian, di cui pullulano i canali Sky. Cannibalismo puro, quindi, e in soli 4 minuti. Troppo avanti per Sanremo» non si salva neppure Renga di cui si ha il «sospetto fosse il nuovo Albano, moderno atleta dell’ugola al netto delle romanze e dell’Ave Mari di Schubert, lo si aveva da tempo (…). Si salva Celeste Gaia «C’è del genio, tipo Sex and the City, ma più surrealista (…)» ed Erica Mou che con la sua canzone “A mollo nella vasca da bagno del tempo” è definita anche «Vendoliana convinta (e ricambiata) orgoglio di Puglia, si può fare il tipo anche solo per il titolo».
Quattro pagine sanremesi su LA STAMPA, dove a dettare la linea è la “polemica sulle donne”, innescata dallo spacco di Belén Rodriguez e entrata anche nell’agenda politica dopo il commento del ministro Fornero: «Come donna qualche volta mi sono sentita offesa dai programmi televisivi». Al di là della cronaca, l’analisi è affidata a Michele Brambilla, che titola: “Il post-Berlusconi all’Ariston più maschilista che mai”. Dalla sconosciuta e imbambolata Ivanka, al remake di Canalis e Belen, oltre all’ormai celebre “questione delle mutande” della Rodriguez, secondo Brambilla «Forse è stato l’aver puntato tutto sul Molleggiato (Celentano) ad aver portato a trascurare tutto il resto», compreso il buon gusto. Sempre sul tema femminile, ma in positivo, l’intervento di Sharon Stone, in Italia per il lancio della nuova linea di gioielli Damiani, che affronta il tema dell’invecchiamento: «Invecchiare è una fortuna»,dice la diva, «L’importante è capire il bello di non dover sembrare ragazze».
Non ha dubbi, AVVENIRE: questo è «un festival prigioniero della volgarità». Accusano i Soliti Idioti, con show con «linguaggio da caserma», di Belen dicono che «l’unico impegno è stato quello di segnalare l’audace spacco della gonna, ponendo in tal modo quesiti esistenziali, ha o non ha intime protezioni? L’Italia, da quando ha risolto tutti i suoi problemi, ha finalmente la serena necessità per macerarsi in simili questioni. Non pare che abbia fatto schizzare l’audience», ma soprattutto bocciano la parodia del matrimonio fra gay dei Soliti Idioti e Morandi: le associazioni gay si sono sentite offese, e hanno chiesto a Morandi le scuse. «Morandi l’ha fatto, e in diretta. Ma per Celentano si è rifiutato di farlo». Il ministro Fornero che, «come donna», ha ammesso di essersi «sentita offesa dai programmi televisivi» ha spazio in un box. Accanto alla «sorprendente iniziativa» del ministro che ieri ha annunciato «con enfasi» l’adesione dell’Italia al programma del Consiglio d’Europa contro le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e l’identità di genere: AVVENIRE riporta le critiche di Luca Volonté.
E inoltre sui giornali di oggi:
MANI PULITE
MANIFESTO – L’apertura è dedicata ai vent’anni di Manipulite con il titolo “Mani impunite”, il sommario recita “«In Italia dilagano corruzione, illegalità e malaffare». A vent’anni da Tangentopoli la Corte dei conti certifica che nulla è cambiato. E il governo fa slittare la discussione sul ddl anti-corrotti” Ida Dominijanni firma “Venti anni dopo” che inizia con la presentazione di 1992 la fiction in programma su Sky per celebrare i venti anni di Mani pulite. «Quando un fatto diventa fiction, la sua consacrazione a evento periodizzante è definitva. All’arresto di Mario Chiesa (il presidente socialista del Pio Albergo Trivulzio colto in flagrante il 17 febbraio 1992 mentre intascava una busta da 7 milioni di lire) è toccato il destino involontario di segnare, nell’immaginario collettivo, la fine di un’epoca (…)», l’articolo poi prosegue a pagina 4 sotto il titolo “Vent’anni dopo Fu vero inizio?” e si osserva che “(…)la storia spesso si ferma e non procede o regredisce, la sentenza della Corte dei conti, un quadro dello stato “dilagante” della corruzione che rispetto a vent’anni fa non accenna ad arretrare e che, dice la Corte, è stata combattuta con lo strumento sbagliato, la chirurgia penale, e non con quello giusto, una riforma adeguata della pubblica amministrazione (…)» e conclude: «La corruzione è sempre lì, la politica altro che rigenerarsi si è consegnata alla tecnocrazia, il mercato detta regole sporche. Fu vero inizio, e di che?».
IMU E NON PROFIT
IL SOLE 24 ORE – Nella bozza di decreto sul fisco emerge un’importante novità per il non profit. “Il fisco punta il mattone delle Onlus”: «Individuare la «quota» dell’immobile utilizzata a scopi commerciali, autocertificarla in un modello ad hoc preparato dall’amministrazione finanziaria, e su quella pagare l’Imu. Dovrebbe essere questo il percorso che supererà l’attuale «no-tax area» degli immobili posseduti dagli enti ecclesiastici e dalle altre realtà non commerciali e che, secondo i primi riscontri arrivati ieri da Bruxelles, dovrebbe spegnere la procedura di messa in mora nei confronti dell’Italia. (…) La nuova ipotesi della “radiografia” degli immobili, per individuare le aree utilizzate per scopi commerciali e ri-sottoporle alla tassazione, sembra però destinata ad avere effetti diversi a seconda della tipologia dei proprietari. Il terreno, infatti, è parecchio articolato, come mostra per esempio il caso del terzo settore. Già oggi, prima di tutto, il suo panorama è diviso fra le cooperative sociali, che non godono dell’esenzione generale e devono nel caso ottenerla dal singolo Comune, e le associazioni, che invece oggi entrano nella “no-Imu area”. Per questi soggetti la futura tassazione dipenderà dalla concreta possibilità di individuare la quota commerciale dell’attività di ciascun ente: un’impresa non semplice, all’interno di un novero di settori che va dalle associazioni culturali o di promozione turistica all’associazione nazionale allevatori del cavallo da sella italiano, giusto per citare qualcuno dei soggetti realmente esentati dall’imposta a Roma. Sotto l’influsso della novità in arrivo finisce poi il variegato mondo dei circoli privati che già oggi, quando sono finti e nascondono in realtà locali e ristoranti profit, entrano nelle cronache quotidiane sulla lotta all’evasione erariale. Con il nuovo criterio della tassazione legata all’attività commerciale, dovranno passare alla cassa per l’Imu a prescindere dalla loro natura giuridica. Più complesso è il discorso su realtà come fondazioni, partiti e sindacati. Per capire le loro prospettive di tassazione bisognerà vedere come sarà concretamente inteso il carattere «commerciale», i cui confini non coincidono esattamente con quelli dell’attività «profit»; i sindacati, per esempio, svolgono servizi di assistenza fiscale dietro compenso, ma i Caf sono in genere società a parte che non coincidono con i proprietari dell’immobile».
ICI E CHIESA
AVVENIRE – In prima pagina l’editoriale di Umberto Folena dà il «benvenuto» all’annuncio di chiarezza di Monti ma difende con forza l’esenzione del non profit dagli attacchi culturali «degli acidi corrosivi di un ben noto anticlericalismo»: «non si tasserà la solidarietà e la carità, checché speri qualcuno. Lo Stato sarebbe autolesionista, per incassare uno, finirebbe per spendere dieci per intervenire là dove già agisce la generosità dei cittadini». A pagina 5 invece si dà notizia della reazione positiva della Commissione europea, che ha definito l’annuncio di Monti «un progresso sensibile» e si dà però l’allarme sulle domande aperte relative alla normativa: fino ad oggi il discrimine per l’esenzione era la natura non commerciale dell’ente, ora invece si parla di attività non commerciale. Se quindi la norma volesse dire che ad essere esenti sarebbero solo gli immobili degli enti non commerciali totalmente destinati ad attività non commerciali, «tutto il mondo del non profit, specie quello che opera nei settori scolastico, sanitario e ricettivo sarebbero pesantemente colpiti».
DISABILI
CORRIERE DELLA SERA – Gian Antonio Stella torna sul tema, in prima e a pagina 27: “Noi disabili, cittadini invisibili”. “Lo dicono i numeri, lo dicono i messaggi di cui traboccano i blog dedicati a questi temi come quello del Corriere della Sera (http://invisibili.corriere.it/), lo dicono le lettere che arrivano al giornale ogni volta che, forse senza la continuità invocata, ci occupiamo di alcuni dei tanti problemi della disabilità. – scrive Stella a corredo di una pagina piena di lettere e con un’ampia infografica sui numeri della disabilità – «Uscire» allo scoperto, raccontare la propria storia, rivelare la propria sofferenza, è essenziale per rompere con una cultura che per secoli ha «nascosto» il disabile in casa, dentro la famiglia, nel chiuso degli affetti dei genitori e dei fratelli, come fosse frutto di una colpa. Così come pensava San Gregorio Magno teorizzando che «un’anima sana non albergherà mai in una dimora malata» o il quarto Concilio Lateranense deliberando che «l’infermità del corpo a volte proviene dal peccato». Per questo, oggi, sommersi da messaggi di consenso e di dolore dopo avere messo a fuoco l’altro giorno il tema del disinteresse dello Stato nei confronti delle famiglie, così come sottolineato dal rapporto del Censis, abbiamo deciso di pubblicare alcune di queste lettere. Lettere di italiani che non chiedono l’elemosina. Ma si raccontano, si sfogano, denunciano”. Quasi un risarcimento dopo la lunga intervista di Marro al presidente di Inps, Mastrapasqua.
KOSOVO
MANIFESTO – Taglio centrale nella pagina internazionale per il referendum in Kosovo “sfida aperta alla Ue e a Belgrado” sottolinea l’occhiello, mentre il titolo punta su: “Il 99,97% dei serbi: «No all’autorità di Pristina»”. Nell’articolo si sottolinea che: «(…) Il referendum dei serbi del Kosovo ha reso “scoperti” i ricatti dell’integrazione europea alla Serbia, tanto che Tadic e il governo di Belgrado lo hanno condannato come “Inutile, controproducente e dannoso”. Eppure è stato lo stesso Boris Tadic che ha fatto inserire nella nuova costituzione la frase che il Kosovo, terra fondativa della storia e della religione dei serbi “è irrinunciabile”. È quello che pensano tutti i serbi, non solo quelli del Kosovo. Tantopiù che ora l’Europa rischia di apparire come una mensa allargata per i poveri, soprattutto nel sud-est balcanico. E in primavera a Belgrado si vota».
5 PER MILLE
ITALIA OGGI – La politica va all’assalto anche del 5 per mille Irpref. Secondo il pezzo “Tutti a mendicare il 5 x Mille” in questi giorni, in anticipo rispetto alle dichiarazioni dei redditi, numerose associazioni e fondazioni di area politica come Fondazione Italianieuropei, la Magna Carta, la Nuova Italia, hanno cominciato a farsi pubblicità e ad andare in pressing sui contribuenti. «E così» sostiene ITALIA OGGI «dopo aver incassato oltre 2 miliardi di euro di rimborsi ai partiti negli ultimi 15 anni, la politica vuole approfittare anche di un meccanismo nato per finanziare attività sociali».
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