Non profit
E’ provato: l’ecstasy fa danni al cervello
L'allarme lanciato sui problemi neurologici provocati dall'uso delle pasticche ne ha frenato l'espansione. Ma ci sono tante sostanze di cui si parla ancora troppo poco
Ho notato che si parla sempre meno dei rischi sanitari connessi all’utilizzo dell’ecstasy. Ho saputo che negli Stati Uniti si stanno facendo degli studi sui danni che l’uso di queste sostanze provocano a livello cerebrale, anche in modo duraturo, ma soprattutto si sta indagando il fatto che i danni provocati in alcune parti del cervello predispongano a malattie neurodegenerative. Vorrei saperne qualcosa in più. Ho l’impressione che si voglia tacere gli effettivi rischi dell’abuso dell’ecstasy, legando il problema agli incidenti stradali. Tra i miei amici alcuni usano ecstasy in modo saltuario e ai miei tentativi di dissuasione rispondono che una pastiglietta ogni tanto tira su il morale e che non si corre alcun pericolo, come con le droghe pesanti. “Non siamo mica drogati” è la risposta che mi danno.
Valeria R. (email – Pavia)
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Ogni volta che si diffonde una nuova droga (o riprende la diffusione di una vecchia) inizia la disputa sul quanto fa male. Di norma il rischio sanitario connesso con l’uso di una sostanza è una delle prime questioni portate alla ribalta e ciascuno cerca di utilizzare i dati per portare acqua al mulino dei propri ragionamenti. Così è facile sostenere come essendoci meno morti per l’ecstasy che per eroina: “evidentemente” significa che è meno dannosa. Quando vengono dimostrati danni sugli animali da esperimento si sostiene che “evidentemente” quelli sono animali e non uomini. Quando qualcuno muore si è trattato di un incidente ma… “evidentemente” succedono più incidenti per altre cause. È la stessa cosa che succede con le persone che, fumando quaranta sigarette al giorno, si chiedono che senso abbia smettere quando l’aria che respirano è inquinata. Evidentemente ci sono dei rischi che ci va di considerare ed altri che preferiamo dimenticare.
Ma ritorniamo all’ecstasy. Il Nida, National Institute on Drug Abuse è, negli Usa e nel mondo, uno degli Enti che propongono gran parte della ricerca scientifica in questo settore. Le indicazioni del Nida sono chiare: l’ecstasy produce danni cerebrali a chi la consuma. È difficile ridurre a pochi concetti divulgativi quanto riportato in diverse ricerche, ma il senso complessivo è che ci sono zone del cervello che incominciano a funzionare male dopo l’uso di ecstasy o di altre metamfetamine. Si tratta di danni irreversibili? Alcuni ricercatori e i dirigenti del Nida lo sostengono, altri sono più ottimisti sulle capacità del cervello di rigenerarsi. Queste diversità di opinioni sono normali: per arrivare a una certezza scientifica bisognerebbe condurre studi su migliaia di casi che andrebbero seguiti nel tempo.
Questo significa che se i danni provocati produrranno sintomi evidenti e comuni per le persone che, per un certo periodo, hanno consumato ecstasy, allora saremo di fronte a una certa dimostrazione di danno. Per ora, a livello clinico, vediamo casi di persone affette da diversi tipi di disturbi di tipo neurologico o psichiatrico. Si tratta di patologie che, spesso, continuano dopo la sospensione dell’uso di droga. Non si tratta di moltissimi casi ma impressiona il considerare che queste persone prima di usare ecstasy stavano bene e pensavano a divertirsi con gli amici. Erano in qualche modo predisposte? L’ecstasy ha provocato in loro danni che non ha assolutamente provocato ad altri? Difficile dirlo così come è difficile considerare la situazione di tutti coloro che non hanno avuto disturbi così gravi da rivolgersi a uno psichiatra o a un neurologo. Pur volendo essere ottimisti non si può non avvertire chi consuma ecstasy del fatto che si sta sottoponendo a una sorta di esperimento i cui dati saranno noti solo tra qualche anno. Il mistero e il rischio hanno sempre affascinato i giovani, ma non credo che siano altrettanto affascinati dall’handicap mentale. In ogni caso mi sono fatto una convinzione: l’informazione che c’è stata sull’ecstasy ha fatto “alzare la guardia”. Non mi sembra che a Milano, per esempio, il consumo di questa droga sia in ulteriore diffusione nonostante qualche anno fa ci fossero tutti i segnali favorevoli riguardo a questa possibilità. Alla cocaina è stata dedicata, invece, pochissima attenzione. Ebbene: per quanto mi risulta il numero di persone che dichiara di aver consumato cocaina sta prendendo il volo.Altre sostanze di cui nemmeno si parla, per esempio il Popper, sono consumate almeno come l’ecstasy.
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