Formazione

È orfano di Veltroni, ma va con le sue gambe

Tre domande a Franco Brogi Taviani.

di Daniela Verlicchi

Mannaggia al Pd. Franco Brogi Taviani non immaginava di trovarsi in piena campagna elettorale a presentare il suo Forse Dio è malato, tratto dall?omonimo libro di Walter Veltroni. La par condicio gli impedirà di pubblicizzarlo in tv assieme al segretario del Pd, ma lui è convinto che il documentario susciterà interesse. Perché parla di un?Africa vera: nera.

Che novità?
Lo è, perché di solito di Africa parlano i bianchi: propongono le loro soluzioni ai problemi di questo continente. Io ho voluto restituire la parola a loro: non ci sono missionari né cooperanti nel mio film. L?Africa è altro.
Cioè?
Ho cercato di raccontarla attraverso piccole storie. Senza morali o conclusioni da trarre. Il libro di Veltroni è un grido d?allarme, una denuncia, dal quale sono partito per il mio viaggio in Africa. Il film è proprio questo: un diario di viaggio.
Un diario molto melodico?
La musica, quando c?è, è protagonista. Ed è africana, niente contaminazioni. Alla voce straordinaria della sudafricana Siya Makuzweni è affidato il messaggio del film: «L?Africa non ha più tempo di sperare, desidera cambiare».


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