E ora le pari opportunit

Le rilevanti dimensioni economiche raggiunte dal Terzo settore hanno fatto emergere con forza l?importanza assunta nel Paese dalle imprese sociali, soprattutto sotto il duplice aspetto dell?alta qualità dei servizi che erogano e del numero crescente di posti di lavoro che creano. Per questo c?è bisogno di rimuovere al più presto gli ostacoli che ancora impediscono a questo tipo di imprese di liberare appieno le potenzialità socio-economiche e occupazionali che racchiudono. Il Governo sembra intenzionato a muoversi in questa direzione e ciò lascia ben sperare. Tuttavia, credo che su almeno tre fronti sia davvero urgente intervenire. Occorre innanzitutto procedere all?inquadramento giuridico dell?impresa sociale, superando l?attuale frammentazione definitoria preferibilmente secondo linee guida comuni agli altri Paesi europei. Altrimenti il settore rischia di popolarsi di soggetti che con le imprese sociali hanno ben poco a che spartire. Un altro punto importante è quello di ridefinire le procedure del cosiddetto contracting out, le modalità cioè attraverso le quali la Pubblica amministrazione affida la produzione di servizi a terzi. Oggi le gare si svolgono prevalentemente secondo il criterio del massimo ribasso che di fatto penalizza la qualità dei servizi, mirando solo ad abbattere i costi. Sarebbe auspicabile che anche su questa materia si intervenisse a livello comunitario. Infine, vanno individuate forme di sostegno per le imprese sociali che mirino a creare una sorta di sistema di pari opportunità tra queste e altre forme di imprese. Penso, non tanto e comunque non solo a misure di tipo fiscale quanto piuttosto a interventi infrastrutturali sugli immobili, tali da mettere il non profit in condizione perlomeno di beneficiare delle stesse agevolazioni di cui gode oggi il privato for profit.
Docente di Politica economica ed Economia del lavoro all?Università di Trento