Welfare

E ora lavoce.info si inventa “i presunti invalidi”

Il presidente di Inas Cisl “smonta" la tesi di Tardiola

di Franco Bomprezzi

Adesso spunta persino la categoria dei “presunti invalidi”. La definizione è di Andrea Tardiola, esperto di welfare, con esperienza maturata anche in incarichi ministeriali, che nel portale “lavoce.info” pensa di scoprire una nuova falla nel sistema che regola il meccanismo delle certificazioni di invalidità. Tardiola parte da un dato: nel 2010 sono state presentate circa 1 milione 170 mila nuove domande, ma sono stati liquidati “solo” 426 mila nuovi assegni. E attribuisce la causa di questa mole di pratiche burocratiche che, a suo giudizio, non vanno a buon fine, al peso eccessivo che avrebbero ora in Italia i patronati e perfino i medici di famiglia. Conclusione: occorre eliminare incentivi a patronati e medici. Pronta la reazione di Inas Cisl: «Per quanto concerne l’affermazione che il 95% delle istanze di riconoscimento dello status di invalido è stato presentato dai patronati nel 2010 – scrive il presidente Antonino Sorgi -, tale dato corrisponde al vero ed è conseguenza non solo del fatto che il patronato è il primario riferimento in tema di diritti dei cittadini, ma anche del fatto che la procedura per la presentazione dell’istanza è esclusivamente telematica. La difficoltà dei cittadini ad utilizzare questo canale e la frequente indisponibilità delle sedi Inps a fornire informazioni all’utenza, a causa delle attestate carenze di personale, rendono necessario un forte intervento dei patronati a sostegno dell’utenza».

Già: la procedura telematica, divenuta obbligatoria, è talmente complessa – anche a detta degli esperti del settore – che difficilmente un cittadino potrebbe da solo effettuarla accedendo con il proprio Pin al sito dell’Inps. Senza contare che gli incentivi per i patronati scattano solo in caso di ottenuto beneficio economico da parte del cittadino, quindi la teoria di Tardiola vacilla da sola.

Ma c’è un altro elemento fondamentale che rende quanto meno assai azzardata – oltre che pericolosa, viste le precedenti campagne ministeriali sui “falsi invalidi” – la teoria dei “presunti invalidi”. Quando si fa richiesta di accertamento per certificazione di invalidità non necessariamente si pensa di ottenere una percentuale pari almeno al 75% che è la premessa per benefici economici. Infatti è sufficiente – ma anche necessario! – il riconoscimento di una invalidità inferiore (mettiamo il 35%) per accedere a servizi e opportunità (come ad esempio il lavoro), senza che questo debba comportare una spesa per pensioni o indennità. Non solo: nel mare di quelle pratiche sono conteggiate anche le ossessive revisioni fissate dalle stesse ASL. E poi ci sono gli anziani che hanno comunque bisogno di una certificazione di invalidità per accedere a prestazioni sociosanitarie.

Insomma un calderone che meriterebbe ben altro approccio. Prendersela coi patronati o con i medici di famiglia (che non possono sottrarsi alla richiesta del cittadino, del tutto lecita, di un accertamento medico-legale di invalidità), e inventarsi i “presunti invalidi” è comunque un segnale inquietante dello stato di confusione nel quale troppi osservatori (“tecnici”?) cadono quando maneggiano cifre e statistiche senza forse la conoscenza concreta specifica del contesto.

Aggiunge acutamente il presidente del patronato Inas Cisl: «Potremmo discutere, ad esempio, dell’inefficienza del sistema di gestione della presentazione delle domande – così come ideato e costruito dall’Inps – e dei problemi di natura tecnica delle procedure informatiche che, in molti casi, precludono ai cittadini la possibilità di rivendicare un diritto. Mi preme sottolineare, infatti, che l’efficacia e l’efficienza dell’intero sistema di riconoscimento di tutte le provvidenze di natura previdenziale, assistenziale e infortunistica, è questione di primario interesse, a partire dal tema del contenzioso, i cui esiti – nella maggior parte dei casi – risultano a favore dei cittadini”. Già.

Insomma, questa volta, lavoce.info è quanto meno stonata.

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