Volontariato

E ora la Cnesc si prepara alla mobilitazione

L'intervento del presidente della Conferenza nazionale degli enti

di Redazione

Siamo pronti a difendere questo straordinario strumento, ma anche gli enti si devono impegnare a non tradire le finalità del servizio civile. Il governo metta davvero mano alla riforma e i giovani si facciano sentire. Altrimenti siamo
al capolinea Con l’uscita delle graduatorie definitive dei progetti e il bando per i giovani si tocca con mano quello che ormai era annunciato da mesi, ovvero una ulteriore drastica riduzione dei posti per realizzare esperienze di servizio civile nazionale: questo bando consentirà l’avvio di meno di 25mila giovani e il 75% dei progetti presentati non verrà finanziato e saranno vanificati l’impegno e gli ingenti investimenti degli enti per garantire qualità alla proposta, come dimostra anche l’innalzamento complessivo dei punteggi di valutazione.
È certamente questo il segnale più evidente, perché tocca direttamente ogni ente, della forte crisi che attraversa il servizio civile, ma che, è noto, presenta anche altri punti di rottura, a partire dall’irrisolto nodo del rapporto Stato-Regioni: la valutazione dei progetti ha nuovamente evidenziato le criticità del sistema di ripartizione delle competenze. Situazione che ha tra l’altro consentito di pubblicare il bando solo il 26 giugno, ancor più tardi rispetto agli anni precedenti, e posizionandolo nel periodo estivo, totalmente inadatto per il bando, che ostacola fortemente i giovani nella possibilità di cogliere l’opportunità.
Di fronte poi a tanta domanda di servizio civile da parte degli enti, e della progressiva riduzione delle posizioni che vengono finanziate, ci si domanda se era proprio necessario la riapertura, da parte dell’Unsc, l’Ufficio nazionale, dell’accreditamento di nuovi enti e nuove sedi che andranno ad aumentare ulteriormente la domanda di servizio e soprattutto a generare aspettative che verranno inevitabilmente deluse sia per i giovani che per gli enti, visto che per i prossimi due anni la programmazione finanziaria prevede un ulteriore calo di risorse.


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