Dopo essersi battuto come un leone per venti mesi contro una riforma ritenuta profondamente ingiusta, dopo aver ribattuto colpo su colpo, a suon di azioni legali, ai tentativi del governo di ?politicizzare? le fondazioni di origine bancarie, da Giuseppe Guzzetti, presidente dell?Acri e della Fondazione Cariplo, ci si aspetterebbe di sentire proclami trionfalistici a seguito della pronuncia della Corte Costituzionale che gli ha dato ragione su tutti i fronti. E invece?
Invece i toni sono pacati, dalle sue parole non trapela affatto nessuna prosopopea. Anzi, accoglie volentieri l?invito di Vita a commentare questa storica decisione della Consulta, innanzitutto per lanciare alle istituzioni un messaggio di distensione e l?invito a sviluppare insieme un dialogo costruttivo. E poi, per esprimere riconoscenza al non profit.
“Le iniziative assunte dalle varie realtà del Terzo settore subito dopo il varo della Riforma Tremonti”, esordisce Guzzetti, “hanno sin dall?inizio colto nel segno. Le prese di posizione a nostro favore del Forum del Terzo settore, del Summit della Solidarietà, della Compagnia delle Opere e di altre organizzazioni senza fine di lucro sono state un sostegno indispensabile per portare avanti con determinazione la nostra azione volta a ribadire quanto già stabiliva la Legge Ciampi, e cioè la natura privata e la collocazione nel non profit delle fondazioni di origine bancaria”.
Non negherà, però, che prima della riforma ci fosse una certa diffidenza tra Terzo settore e fondazioni?
“È vero”, risponde Guzzetti, “fino ad allora i due mondi continuavano a guardarsi con sospetto, anche perché non ancora la Legge Ciampi aveva avuto modo di sortire appieno i suoi effetti. Sebbene ritengo importante sottolineare come molte fondazioni, proprio in applicazione della suddetta legge, avevano già riscritto gli statuti e previsto che gli organi di indirizzo fossero composti pariteticamente da esponenti degli enti locali e della società civile. Inoltre, avevano già compiuto la scelta di essere prevalentemente fondazioni di erogazione, dando supporto a una vasta rete di associazioni impegnate con grande abnegazione al servizio dei più deboli”.
Ed ora cosa cambia? “Le sentenze”, afferma il presidente dell?Acri, “conferiscono piena certezza giuridica al nostro settore. Ormai non ci sono più spazi per altre iniziative legislative. Il mio auspicio ora è che si esca dalle aule giudiziarie perché quelle non sono le sedi proprie dove intrattenere rapporti tra fondazioni, istituzioni e società civile. Noi lanciamo un messaggio costruttivo alle istituzioni e alla società civile affinché si riesca a dar vita, per il tempo che rimane fino alla scadenza naturale dei nostri organi, a delle iniziative virtuose di cui possa beneficiare l?intera collettività”.
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