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E ora a chi tocca?

Parla Farian Sabahi, storica e giornalista che parla di «effetto domino». Vota il sondaggio

di Emanuela Citterio

Presidenti-militari in carica da decenni, alti tassi di disoccupazione, mancanza di pluralismo politico e religioso, una forbice sociale che si è allargata sempre di più fra i pochi ricchi e i molti poveri. Sono caratteristiche che accomunano i Paesi contagiati dall’onda lunga della protesta e del risentimento popolare, dalla Tunisia fino allo Yemen. Farian Sabahi, storica e giornalista autrice di “Storia dello Yemen” (Mondadori), parla di «effetto domino». «La Tunisia è stata la miccia che ha fatto esplodere situazioni che stagnavano da decenni» afferma.

“Se loro l’hanno fatto, lo possiamo fare anche noi” è il grido che si è propagato dalla Tunisia all’Egitto, fino allo Yemen. La Sabahi vede un antecedente delle proteste anche nell’ “onda verde”, le dimostrazioni popolari che nel 2009 invocavano la democrazia in Iran.

Dopo l’Egitto c’è un altro Paese dove la protesta popolare potrebbe esplodere?

Sta già accadendo e si tratta dello Yemen, dove16 mila persone sono scese in strada nella capitale Sanaa per chiedere un cambio alla presidenza mentre i poliziotti, armati di manganelli, hanno assistito in silenzio alle manifestazioni che si sono concluse in modo pacifico. Anche in Yemen, come in Tunisia, un giovane di 28 anni ha tentato di darsi fuoco per protestare contro la mancanza di opportunità: è successo a Taiz, nel sud.

Cosa chiedono gli yemeniti?

Il tasso di disoccupazione è al 35%, le diseguaglianze sociali sono evidenti, la metà dei 23 milioni di abitanti vive sotto la soglia di povertà (e quindi con meno di 2 dollari al giorno) e un terzo soffre la fame cronica. Le cause della rivolta sono simili a quelle dell’Egitto, dove la disoccupazione è al 41% e della Tunisia: una disperata mancanza di prospettive per il futuro, di cui soffrono soprattutto i giovani, mancanza di pluralismo politico e presidenti in carica da decenni.

Tutti leader che non vogliono cedere il potere…

In Libia Gheddafi governa da 32 anni, in Egitto Mubarak è presidente dall’81, in Yemen il Congresso generale del Popolo, il cui leader è il presidente Saleh, è da decenni il partito dominante. Sono tutti presidenti venuti dall’esercito, con una carriera militare alle spalle.

Anche in un Paese come Libia è possibile una rivolta di piazza?

Tutto può accadere ma in Libia la società civile è molto embrionale, non è così sviluppata e vivace come quella egiziana. E il ruolo della società civile è stato determinante nei caso de Il Cairo. Il fatto che ci siano scrittori, associazioni e movimenti a supportare la protesta è fondamentale.

Lo Yemen è già in fermento. Ma altri, come Algeria e Libia, potrebbero seguire l’esempio di Egitto e Tunisia? Vota il sondaggio qui a fianco.


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