Formazione

E’ morto Althabe, padre dell’antropologia sociale

E' stato autore di ricerche, condotte con un metodo "rivoluzionario", sulle periferie delle grandi città Francesi, le bidonville dell'America Latina, e sulle sacche di povertà dell' Est Europa

di Selena Delfino

L’antropologo francese Gerard Althabe, considerato un ‘rivoluzionario’ degli studi etnologici della seconda metà del XX secolo, è morto, stroncato da una crisi cardiaca, all’età di 71 anni. Dal 1979 era direttore di studi alla prestigiosa Ecole des Hautes Etudes en Sciences sociales di Parigi: è stato maestro per generazioni di studiosi europei, africani e americani che si sono interessati alla ”nuova antropologia sociale”. Negli anni Sessanta, Althabe è stato, con le sue indagini in Africa ed in Asia, uno dei precursori dei nuovi movimenti religiosi e politici del Terzo mondo post-coloniale. Secondo il professor Marc Augè, celebre antropologo della Sorbona di Parigi, Althabe è stato ”il primo studioso della sua generazione, sul piano del metodo scientifico, a prendere sistematicamente in considerazione nel lavoro sul campo la posizione dell’osservatore e come il suo lavoro fosse percepito da parte dei gruppi studiati”. Autore di decine di pubblicazioni, tra i suoi studi più importanti figura ”Approcci etnologici alla modernita”’, tradotto in tredici lingue, tra le quali l’italiano.

L’attenzione costante di Gerard Althabe al metodo, alle condizioni dell’inchiesta e alla posizione degli attori sullo scenario dell’inchiesta gli ha permesso di aprire dei fronti nuovi nello studio del dominio dell’antropologia urbana. E’ stato autore di indagini decisamente innovative sulle periferie delle grandi città francesi, sulle bidonville dell’America Latina e sulle crescenti sacche di povertà nell’Europa dell’Est, in particolare in Romania.

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.