Non profit

E Milano lanciò la Biblioteca vivente

Le mille e una iniziativa del network delle rionali del capoluogo lombardo

di Chiara Cantoni

Ci sono i bibliotecari, gli orari di consultazione e diversi titoli in catalogo: Offese al fast food, Dentro la moschea, Non solo multe in via Padova… Ci sono stereotipi e pregiudizi, ma anche pagine di narrativa che provano a restituire la complessità delle sfumature. C’è tutto per una buona lettura. Tranne la carta: i volumi si “sfogliano” ascoltando le storie di persone in carne e ossa. Cristina, mamma di due bambini, espatriata dall’Ucraina per lavoro, che in Italia si sente dire: «Ma che madre sei?» (è il titolo del libro che incarna). Aldo, ex partigiano deportato, che ricorda i soprusi della guerra e teme per il razzismo di oggi. Vigili urbani, etichettati come funzionari mangiasoldi. Testi viventi “presi in prestito” per la conversazione, pronti a raccontare di sé e rispondere alle domande del lettore. Promuovere il dialogo, abbattere lo stigma, favorire la comprensione fra persone differenti per età, sesso, religione, background culturale: è l’obiettivo della Biblioteca Vivente, l’iniziativa lanciata a Milano, sul modello danese, dalla Biblioteca Crescenzago. Nei mesi della biblio-revolution, del resto, il capoluogo lombardo è un vero e proprio punto di riferimento nazionale.
«Grazie a un bando congiunto delle Fondazioni Cariplo e Vodafone per 225mila euro, nel 2010-2011 è stato possibile finanziare cinque sperimentazioni, in altrettanti quartieri, per “Favorire la coesione sociale mediante le biblioteche di pubblica lettura”», spiega Federico Pasotti, coordinatore del Sistema bibliotecario urbano milanese, che, oltre alla Sormani e a un servizo Bibliobus (2mila volumi itineranti, che ogni mattina raggiungono 1.400 lettori in aree non servite o particolarmente popolate), comprende 24 strutture rionali (con 81mila iscritti al prestito libri, ma una frequenza quotidiana ben più numerosa). «L’utenza è cresciuta negli ultimi sei anni, sia in termini numerici che di composizione socio-anagrafica, con l’11% degli iscritti rappresentato dagli over 65 e un 18,55% dalla fascia 0-14 anni. L’idea è di aprire sempre più alla vita di quartiere, diversificando l’offerta e coinvolgendo fasce normalmente escluse dalla fruizione/produzione di cultura, attraverso iniziative che nel tempo si strutturino in veri e propri servizi: corsi di informatica per anziani, proposte mirate agli adolescenti, informazione di comunità per gli immigrati», dice Pasotti. Un esempio su tutti, il progetto avviato dalla Biblioteca Tibaldi, “Navighiamo insieme”. «Più che immaginare servizi rivolti agli stranieri, si è lavorato con loro alla costruzione di una biblioteca istituzionalmente multiculturale», spiega la coordinatrice, Laura Ricchina, oggi responsabile della rionale Gallaratese. «Coinvolgendo la cooperativa Fate Artigiane, sono state inserite, dopo 60 ore di formazione, dieci donne immigrate che, nell’arco di sei mesi, hanno affiancato i bibliotecari, dedicando 70 ore ciascuna a mediare l’offerta culturale e informativa agli stranieri. Con loro sono stati attivati un servizio di accompagnamento all’uso delle postazioni Internet e uno sportello in otto lingue, per spiegare ad esempio come richiedere online il certificato di residenza, come iscriversi all’esame di lingua italiana sul sito del Mae, o come compilare un curriculum vitae».
Potere dell’integrazione, perseguita anche dagli appuntamenti mensili della rassegna “Punti di vista” e dagli 80 incontri laboratoriali, condotti insieme all’associazione Maschere Nere, nelle scuole di quartiere. «Il 20 maggio, in un grande spettacolo conclusivo, restituiremo alla comunità l’elaborazione culturale di questa esperienza». Intanto alla Valvassori Peroni, «grazie anche alla Fondazione Cariplo è in partenza “Twb – Tv Web Biblioteca”, rivolta a giovani e adolescenti, per la realizzazione di una web tv che documenti il territorio di Lambrate e promuova le attività della biblioteca».

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