«Caro Melandri, grazie all’impegno di più di mille volontari, a Natale, su 155 banchetti distribuiti sul territorio nazionale, abbiamo raccolto 146mila euro a fronte di 102mila euro di costi. Quindi, un utile netto di 44mila euro che andrà a sostenere il progetto. La raccolta media per banchetto si assesta sui 670 euro. Ma non le sembra eccessivo avere oltre 2/3 di spese per un netto di neanche un 1/3? La mia politica è sempre stata quella di avere meno spese possibili, poi il netto quale sia.. sia… ma è sempre maggiore delle spese!».
Carissimo lettore, ti dico subito che di solito l’organizzazione che incassa di più è quella che ha investito di più in fundraising! Più investi più raccogli. Semplice. Quello che fa la differenza sta nel come investi, ed è qui che entrano in gioco le persone che lavorano nelle organizzazioni. Il tuo sogno sarebbe quello di associazioni fatte solo di volontari? Al massimo un’impiegata che facesse da segreteria e i costi azzerati? Il non profit sarebbe ancora più residuale di quanto lo è già adesso.
Detto questo: l’utile netto, tu mi dici, è di 44mila euro. La domanda che mi porrei è: senza un dispiegamento di mille volontari, avreste raggiunto questa cifra? Ma soprattutto chiediti, che altri benefit ha portato questa campagna di raccolta fondi? La strategia in questa occasione può essere stata attuata anche per provare un dispiegamento di forze sino a quel momento mai provato, per “testare” l’impegno dei volontari in previsione di un grande obiettivo… Può esser stata anche una strategia legata ad una maggiore acquisizione di visibilità sul territorio. Insomma, chi parla di fundraising senza parlare di soldi, non sta parlando di fundraising. Ma chi parla solo di percentuali di costi e non si ricorda di tutti i risultati accessori che una campagna può portare, dimostra di avere lo sguardo molto corto.
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