Cultura

È l’ora del “Cash Mob Day”

Anche in Italia arriva l’incontro solidale per aiutare negozi in crisi

di Redazione

In queste si festeggia il primo “Cash Mob Day” in tutto il mondo. Per l’occasione anche in Italia arriva il primo gruppo, istituito a Milano.

Il primo appuntamento tutto italiano invece è per il 14 Aprile, sempre a Milano, in piazzale Bacone. Come vogliono le regole del gioco, solo all’ultimo istante sarà reso noto qual è l’esercizio commerciale da prendere di mira tutti insieme alle ore 18 in punto. Quando un gruppo di cittadini varcherà la soglia del negozio e inizierà a mettere mano al portafogli per comprare a più non posso. Magari davanti alla faccia incredula del gestore che – come prevedono sempre le regole – è stato scelto proprio perché in difficoltà economica e a rischio chiusura.

Nati come raduni collettivi puramente goliardici, i flash mob sono presto stati declinati in mille direzioni diverse (dai baci alle cuscinate di gruppo, passando per sit-in di nudismo e i rave silenziosi), fino a trovare un sempre più frequente utilizzo come strumento di attivismo politico. Ora negli Stati Uniti – il paese in cui sono nati nel 2003 – c’è chi prova ad andare oltre la semplice protesta e a farli diventare un modo per cambiare il mondo, a cominciare da piccoli gesti.

È questo infatti lo scopo dei cash mob, le azioni di acquisto collettivo ideate da Andrew Samtoy e Christopher Smith per supportare i negozi più colpiti dalla crisi. Dopo la mobilitazione lanciata online, il 16 Novembre 2011 a Cleveland si sono tenuti i due primi cash mob. Alle ore 18 in punto un gruppo di cittadini si è ritrovato in un luogo prestabilito e ha seguito le istruzioni dell’organizzatore (riconoscibile da un cappello da pinguino) che li ha invitati a invadere la libreria indipendente Visible Books e il ristorante Bac. Davanti allo sguardo sorpreso dei proprietari, hanno acquistato libri e cibo per circa 1500 dollari in una sola serata.

In Italia l’anima del gruppo è Luca Valzania, romano trasferitosi a Milano, professionista della rete, che negli scorsi mesi si è interessato a questa forma solidale di aiuto al commercio al dettaglio. Una volta deciso di aprire questo gruppo e dotatosi di tutti gli strumenti internet per promuoverlo (sito, blog, Facebook, Twitter), è arrivato per lui il momento di trovare il negozio bisognoso: «Era un sabato mattina e stavo facendo un giro in bicicletta nel mio quartiere (Città Studi, ndr). Sono entrato in alcuni negozi e ho subito trovato un negoziante che ha ammesso: siamo in gran crisi, ci hanno raddoppiato l’affitto, rischiamo di chiudere…». Da lì all’organizzazione dell’evento il passo è stato breve. Come nel caso dei flash mob infatti, per trovare chi parteciperà gli strumenti sono internet, i social network, gli sms, le mail tra amici: insomma il passaparola e la viralità.

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