Volontariato

E le ragasse, quelle di una volta

di Andrea Cardoni

Mani. Ci stanno le mani con le radici lungo il dorso e i rami che sono le prolunghe delle vene con attaccati i piumini gialli. Ci stanno ottocentoquindici mazzetti da preparare, cento in più rispetto all’anno scorso. La catena è formata da due tavoli lunghi e tanti cestini di vimini da riempire di mimose per l’8 marzo. Poi ci stanno le mani di queste “ragasse di una volta” con le fedi che strozzano le dita e che staccano, sfilano, inforcano forbici, imbustano, annodano e arricciano. E le bocche, ci stanno pure le bocche che mentre le mani stringono il nodo del mazzetto, quelle bocche fanno le righe sull’attaccatura delle labbra e così il nodo lo stringono meglio. La Gianna dirige tutto: ci stanno i cestini da portare al bar, alla parrucchiera e al pasticcere e «le mimose sono da tenere al fresco, mi raccomando: non nell’acqua» fa la Gianna, mentre dall’altra parte dello stanzone i ragassi di una volta giocano a carte. Tutto il ricavato della vendita delle mimose di quest’anno andrà ai progetti per l’infanzia de “La Clessidra”: un’associazione di ragassi e ragasse di una volta che da quasi trent’anni fanno bene a Nonantola.

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