Mondo

E l’Angola censura i media in Portogallo

La radio pubblica portoghese «costretta» a chiudere un programma che denuncia il regime angolano

di Joshua Massarenti

Il mondo è proprio cambiato. E non soltanto perché ad affermarsi sono i soliti paesi emergenti. Dietro la Cina, l’India, il Brasile o il Sudafrica, ci sono decine di «tigre» pronte ad azzannare l’occidente per chiudere definitivamente i conti con il vecchio ordine mondiale. In quello nuovo il Portogallo, afflitto da una crisi economica e sociale senza precedenti che nel 2012 si tradurrà con una contrazione del Pil nazionale pari al 3%, fa figura di preda, mentre la tigre è invece incarnata dall’Angola, paese molto più povero (il 54% della popolazione vive con meno di un euro al giorno), ma sempre più ricco (le sue riserve petrolifere provate sono stimate a circa 9 miliardi di barili).

Talmente ricco da poter lanciare una vasta campagna di acquisti nella sua ex potenza coloniale. Tra il 2002 e il 2009, gli investimenti angolani in Portogallo sono passati da 1,6 a 116 milioni di euro, e il 3,8% della capitalizzazione della Borsa di Lisbona è ormai nelle mani di investitori dell’Angola. La visita del premier portoghese Pedro Passos Coelho a Luanda nel novembre scorso ha sancito ufficialmente la nascita di una nuova era nelle relazioni tra i due paesi. «Seguiamo con interesse la crisi finanziaria della zona euro di cui il Portogallo fa parte » aveva dichiarato il presidente angolano Dos Santos. « L’Angola è aperta e disponibile per aiutare il Portogallo a fronteggiare questa crisi, a vantaggio dei due paesi ».

Dal canto suo, il Portogallo intende approfittare dei suoi rapporti storici con l’Angola per liberarsi di una parte della sua manodopera disoccupata e proporsi come fornitore di beni e servizi in un paese confrontato a una crescita economica a doppia cifra ma che ha bisogno di tutto. Negli ultimi anni, circa 100mila portoghesi hanno deciso di installarsi in Angola. Soltanto per il 2010, l’ambasciata angolana di Lisbona ha ricevuto 25mila richieste di visto. E lo scopo dei candidati non è certo quello di abbronzare sulle spiagge di Palmeirinhas. Non a caso, circa 7mila imprese portoghese si sono già trapiantate sul territorio angolano.

Ma anche Luanda vuole la sua fetta di torta. E che fetta! La compagnia petrolifera di Stato angolana Sonangol, già azionista del gruppo petrolifero portoghese Galp Energia, detiene partecipazioni importanti nelle filiali angolane di almeno due banche portoghesi (49,99% di Banco Millenium Angola e 49% di Banco do Formento de Angola). Nel 2008, la Banca portoghese degli investimenti (BPI), quarta banca del paese, ha ceduto una parte delle azioni che possiede nella sua filiale angolana a Unitel, l’operatore nazionale di telefonia mobile angolana, a sua detenuta al 25% da Isabel dos Santos, la figlia del presidente.

Ques’ultima, ha poi acquistato per 164 milioni di euro delle partecipazioni in possesso della Banca commercial portoghese (BCP), prima banca privata del Portogallo. E con la stessa somma ha comprato nel 2010 il 10% di Zon Multimedia, uno dei più importanti gruppi massmediatici portoghesi.

Ed è proprio sul terreno dei media e dell’informazione che si sono venute a creare le prime frizioni. Uno dei programmi più popolari della prima radio di servizio pubblico – Antenna 1 – è stato sospeso in seguito a un commento virulento del giornalista Pedro Rosa Mendes contro una trasmissione televisiva della RTP (Radio Televisione pubblica portoghese) in cui si celebravano i rapporti tra Portogallo e Angola.

“Il servizio pubblico televisivo è solido per sopportare tante cose” ha dichiarato Mendes nel suo programma ‘Este Tempo’, “alcuni diranno che è disposto a sopportare tutto, ma gli incontri a cui abbiamo assistito sono un esempio di propaganda e di mistificazione tra i più nauseanti e ridicoli della nostra storia”.

‘Incontri’ è il titolo del programma televisivo della RTP condotto dalla giornalista Fátima Campos Ferreira e trasmetto in diretta il 16 gennaio scorso dalla capitale angolana, Luanda, per celebrare le relazioni tra Angola e Portogallo. Nello studio c’erano ministri, imprenditori, artisti, sportivi e giornalisti di primo piano di entrambi i paesi.

“Ci sono stati periodi negativi, ma anche positivi. E siamo sempre rimasti insieme. Oggi siamo pronti a rafforzare i nostri legami e dare il miglior contributo possibile i nostri paesi” aveva detto Ferreira in apertura di trasmissione.

Per Mendes, la  collega ha invece oltrepassato la frontiera che separa l’informazione e la propaganda. Durante la sua cronaca, il giornalista propone un paragone tra un libro di un cineasta cambogiano, Rithy Pan sul genocidio in Cambogia e il Portogallo di oggi che, “40 anni dopo l’arrivo della democrazia, ha prodotto una società asfissiata dal silenzio, la codardia, l’adulazione e la gelosia sociale, la vera cancrena del la nostra patria”. Non solo. “L’Angola è pentola a pressione pronta ad esplodere”.

Per la direzione della radio Antenna 1 è troppo. Dopo una settimana, il programma ‘Este Tempo’ viene sospeso a tempo indeterminato. Rosa Mendes e il cineasta Raquel Freire sono convinti che questa decisione è dovuta alle sue dichiarazioni sul regime angolano. Assieme al cineasta Raquel Freire decidono di partecipare a una conferenza sulla libertà di espressione in Portogallo organizzata al Parlamento europeo per denunciare la sospensione di ‘Este tempo’ e i rischi che incorrono i media portoghesi con l’alleanza tra Lisbona e Luanda.


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