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…e la sicilia si dimentica

I soldi statali per la promozione e la formazione rimangono nel cassetto. E l'albo regionale non insiste

di Chiara Brusini

Immaginatevi una Regione che in tre anni riceve da Roma un milione di euro per promuovere sul suo territorio il servizio civile volontario. Immaginatevi che in questo lasso di tempo, questa stessa Regione abbia speso appena l?1,9% delle risorse. Immaginatevi, infine, che nessuno degli amministratori locali abbia un?idea precisa della destinazione finale dei 981mila euro rimasti in cassa. Un?assurdità? Può darsi. Ma vera, assurdamente vera. La Regione in questione è la Sicilia, nel cui bilancio l?Unsc, l?Ufficio nazionale del servizio civile, ha appunto versato fra il 2002 e il 2005 un milione di euro per favorire «attività di formazione dei volontari e promozione del servizio civile». Interpellati da Vita, all?assessorato alla Famiglia e alle politiche sociali siciliano annunciano che quel fondo è ancora iscritto quasi per intero nel bilancio del Servizio 5, denominato Inclusione sociale e pari opportunità. Buio assoluto sul destino del trasferimento. L?assessore responsabile, Raffaele Stancanelli, su questo argomento preferisce non esporsi: «Rivolgetevi alla mia capo gabinetto, Rita Maccarone». La quale non va più in là di un «forse sarà emesso un bando per appaltare all?esterno corsi di formazione e campagne informative». Quando e con quali criteri non è dato sapersi. Secondo Michele Carelli, presidente regionale di Arci Servizio civile, non si tratta di una scelta consapevole, ma di semplice «disattenzione politica»: «Gli enti accreditati per i progetti di servizio civile hanno orientamenti trasversali. Per cui nessuno, sostenendoli, ne trarrebbe un tornaconto politico ».
Così si spiega non solo la questione dei fondi inutilizzati, ma anche quella dell?albo regionale degli enti accreditati per il servizio civile. Tutte le Regioni avrebbero dovuto entro il 2006 dotarsi di un ufficio e di un albo per poter svolgere a livello locale le attività di accreditamento e di valutazione e controllo dei progetti, fino ad ora di competenza dell?Unsc. L?elenco delle Regioni pronte a partire comprende 19 nomi: unica assente, la Sicilia, dove l?Assemblea regionale non ha mai messo al voto nemmeno uno dei 5 disegni di legge in materia presentati dal 2002 ad oggi. Il ddl 836/2004, l?ultimo in ordine di tempo, è ancora impantanato alla Commissione legislativa. Il risultato lo spiega Carelli: «A differenza degli altri progetti regionali, la valutazione di quelli siciliani continuerà a far capo all?Ufficio nazionale dove però manca la necessaria conoscenza del contesto territoriale. Per non parlare del controllo ex-post: gli ispettori avranno poco tempo e quindi giudicheranno i nostri progetti in fretta e furia».
Ma se le istituzioni isolane latitano, i giovani siciliani non smettono di dimostrare il loro interesse. «Siamo la regione con la più alta concentrazione di enti (sono 446 quelli accreditati dall?ufficio nazionale) e di volontari, il 24% del totale italiano. Nel 2005 le domande sono state 38mila, per soli 9.700 posti disponibili», ricorda Carelli.

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