Cronache russe
E la Russia cresce, perchè?
Nell’agosto 2023, per la prima volta dall’inizio della guerra con l’Ucraina, le entrate del bilancio federale hanno superato le uscite. L’economia russa non è crollata. Per capire cosa sta realmente accadendo nell'economia russa, abbiamo intervistato un imprenditore di Novosibirsk, Siberia (la Russia profonda): Dmitry Kholyavchenko
Valutando lo stato dell’economia russa nel primo semestre e soprattutto nei primi 9 mesi di quest’anno, gli analisti mondiali e russi, così come la Banca Mondiale, hanno nettamente migliorato le loro previsioni per il 2023. Registrano nel Paese una crescita costante. E ciò avviene sullo sfondo delle operazioni militari in corso in Ucraina e, di conseguenza, delle enormi spese di bilancio per le armi. Cosa sta succedendo?
Natalya Zubarevich, dottoressa in scienze geografiche, professoressa dell’Università statale di Mosca, specialista nel campo dello sviluppo socioeconomico delle regioni, della geografia sociale ed economica, nella sua recente intervista, evidenzia alcuni punti.
Nell’agosto 2023, per la prima volta dall’inizio della guerra con l’Ucraina, le entrate del bilancio federale hanno superato le uscite. L’economia russa non è crollata. Ciò è stato reso possibile da diversi fattori, tra i quali l’aumento dei prezzi mondiali del petrolio e del gas e la svalutazione del rublo. Il ripristino delle importazioni, il sottrarsi dell’economia russa alle sanzioni dell’Occidente grazie ai rapporti commerciali con i paesi del Sud del mondo, la crescita esplosiva dell’attività imprenditoriale indicano che le sanzioni quasi non funzionano e che la Russia ha trovato il modo di neutralizzarle, osserva Zubarevich. Inoltre, il governo russo, avendo un fondo di previdenza nazionale i cui attivi sono in valuta e in oro, è in grado di evitare l’inflazione non stampando moneta, come molti pensano, ma ricalcolando costantemente gli attivi del fondo di previdenza nazionale al tasso di cambio attuale del rublo. Pertanto, la quantità di denaro in rubli rimane costante.
Allo stesso tempo crescono anche le tendenze negative nell’economia russa: la carenza di manodopera e soprattutto di lavoratori qualificati, a causa del loro arruolamento per la guerra con l’Ucraina, i casi di “deprivatizzazione” (se ne conoscono già una trentina), cioè della nazionalizzazione, di grandi aziende, i gravi problemi sperimentati nei settori economici legati alla logistica per la necessità di riorientare le soluzioni logistiche da ovest a est, il deterioramento della qualità dei beni di consumo.
Per capire cosa sta realmente accadendo nell’economia russa, abbiamo intervistato un imprenditore di Novosibirsk, Siberia (la Russia profonda): Dmitry Kholyavchenko (nella foto di Kirill Kanin), uno dei protagonisti del nostro numero di giugno.
Natalya Zubarevich, docente all’Università statale di Mosca e specialista in geografia economica e sociale della Russia, afferma che l’economia nazionale russa è in crescita e che nell’agosto di quest’anno le entrate sono già superiori alle uscite. Poiché l’economia russa è sopravvissuta allo shock dell’inizio della guerra ed è sopravvissuta alle sanzioni, l’economia si è adattata e non è crollata. Si registra un dinamismo vivace sia dei redditi da petrolio e gas (un terzo del PIL) che dei redditi provenienti da altri settori dell’economia, produzione, edilizia (due terzi del PIL). Questa valutazione è giusta? Tu vivi sul campo, tra la gente, osservi molto di ciò che sta realmente accadendo: si sta davvero verificando una ripresa economica in questo momento?
Dmitry Kholya: Sì, è vero, sono un imprenditore e guardo l’economia da questo punto di vista, dall’interno del business, quindi la mia analisi zoppica forse un po’ ma è priva di illusioni. La Zubarevich non dice solo questo, dice che questa ripresa si basa anche su un livello di attività estremamente elevato e sulla speranza delle piccole e medie imprese che si aprano delle opportunità. Ha ragione anche quando osserva che si può guadagnare, che l’imprenditoria ne sta uscendo: infatti non è solo un ritorno alla condizione pre-guerra, ma è uno sviluppo. È una “automobilitazione”. E ha ragione poi quando parla di un altro fattore importante per l’economia, che è l’aumento dei redditi, soprattutto per le regioni povere della Russia, associato alla “operazione militare speciale”, come la propaganda russa si ostina a definire la guerra in Ucraina: sono gli stipendi mensili versati agli arruolati e ai volontari, gli enormi risarcimenti per i morti (ci sono decine di migliaia di morti, anche se non conosciamo i dati ufficiali), e gli ordinativi di armamenti da parte dello Stato, che hanno favorito un’impennata negli stipendi di chi lavora nelle aziende che producono armi. E sono aumenti importanti: i salari dei lavoratori qualificati in alcune imprese della difesa che si trovano a Novosibirsk raggiungono i 100-200 mila rubli al mese (1000-2000 euro), mentre prima della guerra raramente si superavano i 50 mila (500 euro). In tutti questi casi, il denaro arriva direttamente dallo Stato.
Anche l’uscita dal mercato dei marchi stranieri (transnazionali) ha dato molto al business russo. In alcuni casi, soprattutto nella sfera del consumo di massa, queste nicchie dovevano per forza essere occupate. L’incredibile crescita dei consumi registrata quest’estate, è davvero collegata al fatto che i cittadini di classe medio-alta che sono rimasti in Russia hanno finalmente smesso di posticipare gli investimenti e gli acquisti, nella speranza che le cose tornassero come prima (che tornasse IKEA, per esempio) e hanno cominciato a comprare quello che c’è. Il secondo fattore che ha portato alla grande crescita dei consumi è che la popolazione ha cominciato a spendere a ritmo accelerato. La maggior parte degli occupati lavora nei settori del commercio e dei servizi. Forse dal punto di vista del PIL non si tratta di cifre significative, ma trattandosi di reddito non direttamente correlato a pagamenti da parte dello Stato, è un dato molto significativo. Sicuramente ha avuto importanza il timore che il rublo potesse deprezzarsi, e di conseguenza tutto rischiasse di diventare più caro, i beni di consumo, l’abbigliamento, le scarpe, l’elettronica …
La Banca Centrale sottolinea che nella prima metà di quest’anno i redditi reali della popolazione sono cresciuti del 2,1%, al netto dell’inflazione. È possibile che si tratti di un errore statistico. Non sono così sicuro che il reddito medio della popolazione sia aumentato. E’ chiaro che lo Stato, anche se ha un debito molto grande, sta investendo denaro negli ordinativi governativi, nei dipendenti del settore pubblico, nei dipendenti statali e comunali, al fine di sostenerli, in modo da non perdere la lealtà di questo ampio gruppo di popolazione. Ma non è un dato di fatto che la crescita del reddito in quest’area compensi la diminuzione del reddito in altre aree, non ne sono molto sicuro.
Supponiamo che il reddito rimanga allo stesso livello. Quindi, se guardiamo ai consumi e ci concentriamo sull’analisi effettuata dalla Banca Centrale (probabilmente l’ultima struttura in Russia che fa ancora qualche tipo di analisi di cui ci si possa fidare), allora questi dati mostrano chiaramente che questa crescita dei consumi, in un contesto di calo delle esportazioni in termini di valore, ha talmente superato la crescita del reddito registrata (tra l’altro anche tramite la richiesta di prestiti), che hanno dovuto prendere misura straordinarie, hanno cioè dovuto alzare il tasso di riferimento della Banca Centrale.
Quali sono adesso i tassi per il credito al consumo e per i mutui?
D.KH. Prima che la Banca Centrale aumentasse il tasso di riferimento, fino all’inizio di settembre di quest’anno, i tassi sui mutui ipotecari sul mercato secondario (acquisto di case già esistenti) erano dell’11,5% annuo. Dopo che la Banca Centrale ha aumentato il tasso a settembre, è diventato del 13,5% annuo. Attualmente sono oltre il 14%, i tassi crescono a vista d’occhio. Ciò significa che fino al 14,5% si può tranquillamente stipulare un mutuo per 10 anni, ma il 15% è già troppo costoso. Ciò significa che le persone chiederanno cifre inferiori, il che significa che arriveranno meno soldi sul mercato. Nel mercato immobiliare primario, se si acquista da un costruttore, i mutui agevolati sono ora dell’8% annuo e per le famiglie con bambini del 6%, ma questi tassi sono rimasti in vigore solo fino alla fine di settembre. Dal 1° ottobre si instaura una nuova realtà, in cui la Banca Centrale introduce misure terribili, le cosiddette indennità macroprudenziali (aggiunte ai coefficienti di rischio per i mutui ipotecari). La Banca Centrale inizia a trattare i mutui distinguendoli in mutui agevolati rischiosi e non rischiosi. Se una persona dispone solo di un piccolo capitale iniziale, oppure spende la maggior parte del suo reddito in rate del mutuo, l’agevolazione praticamente cessa e il tasso aumenta immediatamente del 6-7%. Cioè, la Banca Centrale non sta eliminando i mutui agevolati, perché non può eliminarli, è una decisione politica. I mutui agevolati sono uno dei pilastri del regime di Putin, servono a conservare la lealtà del popolo al potere. È un fattore importante che, ovviamente, esiste non per sostenere la popolazione, ma per sostenere il settore edile. Tuttavia, i mutui agevolati sono un fattore per valutare l’efficacia del lavoro dei governatori regionali in termini di volumi di costruzione. I governatori conservano la fiducia del presidente solo se portano avanti i piani abitativi. E questi piani sono supportati solo “gonfiando la bolla” con l’aiuto di mutui agevolati. Pertanto, la Banca Centrale non può cancellare i mutui agevolati, ma può rendere le cose più difficili a coloro che hanno pochi risparmi propri e a coloro che sono pronti a spendere una parte significativa del proprio reddito in rate di mutui, in alloggi non ancora costruiti. E quali saranno i tassi sui mutui agevolati diventerà chiaro da metà ottobre. Penso che il mercato delle costruzioni potrebbe perdere da un terzo alla metà dei suoi acquirenti. È difficile dire quanto ciò influirà sul settore edile. Attualmente nel settore edile più della metà di ciò che si costruisce non viene venduto. E questo è il punto più alto nell’intero periodo post-sovietico. La città di Novosibirsk è uno dei leader; in primo luogo, qui vengono costruiti alloggi pro capite più che in qualsiasi altra regione della Russia, ad eccezione delle regioni di Tyumen e Leningrado. E il 45% delle case non è stato venduto affatto, e il 20% non ha ancora aperto le vendite; una parte molto piccola è stata venduta. Questo mercato ora presenta molti rischi.
Il problema più importante in Russia sembra oggi la mancanza manodopera. Aumenta il rischio dell’arruolamento, che riguarda la fascia di età più importante per il mercato del lavoro, quella tra i 20 e i 30 anni. Hai notato questo problema nei tuoi rapporti con le PMI?
D.KH. A Novosibirsk non sono state arruolate molte persone dalla città stessa, semplicemente era tecnicamente molto difficile da fare. Quindi la situazione è la seguente: la mobilitazione ha colpito pesantemente l’industria, l’edilizia e la logistica, in senso lato. Novosibirsk è il più grande centro logistico della Siberia. La regione di Novosibirsk è al primo posto nell’economia russa in termini di quota della logistica nell’economia regionale; quasi il 10% dell’economia dipende dalla logistica, che è una logistica di passaggio (il punto di destinazione non è la città stessa). Il problema della mobilitazione ha colpito pesantemente il retail e i magazzini: lì i problemi sono enormi e permanenti.
Non farei alcun collegamento con l’età nel problema della carenza di manodopera dovuta alla mobilitazione. Sono stati arruolati non solo i 20-30enni, che sono per altro molto pochi, ma anche i 40enni e i 50enni, proprio dall’industria, dove ormai c’è una grave carenza di lavoratori qualificati. E molto spesso ho sentito parlare di “prenotazione”. “Sono prenotato”, una vecchia espressione diventata di nuovo attuale, per dire che il lavoratore è necessario e non può essere arruolato. A quanto pare nei settori dei servizi e del commercio al dettaglio non ci sono grossi problemi.
Torniamo alle sanzioni. La Russia è un paese fortemente strutturato nel mondo globale, nel processo di globalizzazione, nell’economia globale. Zubarevich dice che in Russia non è cambiato nulla da questo punto di vista, nonostante il fatto che metà del mondo globale e la sua parte più potente (l’Occidente nel suo insieme) abbia voltato le spalle alla Russia. Tuttavia, l’altra metà (il Sud del mondo) continua in larga parte a cooperare con la Russia, nel quadro dell’economia globale. E Zubarevich osserva che i paesi occidentali che hanno adottato sanzioni contro la Russia hanno tuttavia tutti i loro impianti di produzione situati nei paesi del Sud del mondo, e nessuno sa cosa sta succedendo lì. Le importazioni verso la Russia sono tornate ai volumi abituali, forse non si tratta di beni di produzione occidentale, o forse sì. Si può dire che le sanzioni praticamente non funzionano?
D.KH. Prendiamo la storia più sorprendente: l’uscita dei marchi occidentali dal mercato di consumo. È chiaro che questo è un problema serio, è chiaro che si tratta di un atto sanzionatorio. Ma parallelamente viene avviata la sostituzione delle importazioni, con l’arrivo di aziende di abbigliamento cinesi e turche, per esempio, e la comparsa di quelle russe. Ed è per questo che queste aziende percepiscono l’esistenza di un’opportunità, la possibile occupazione di questa nicchia nel mercato. Ma allo stesso tempo, per i produttori russi, se si avvia la produzione reale è un grosso problema: se la domanda è elevata, sono necessarie attrezzature che devono essere acquistate all’estero. Pertanto, il consumo cresce non solo nel commercio reale, ma anche nei negozi online accessibili. Ad esempio, i marchi globali Reebok, Adidas e Nike se ne sono andati; non ci sono più, ma la gente continua a comprare i loro prodotti su Aliexpress e in altri negozi online. E le imprese hanno iniziato ad acquistare molte attrezzature, dai paesi del “Sud del mondo”, anche per la produzione di altre attrezzature, e tutte queste filiere vengono costruite molto rapidamente.
Come già accennavo, ci sono anche altre questioni legate alle sanzioni, per esempio il riorientamento dell’economia russa dall’“Occidente globale” al “Sud globale”: queste sono questioni di reindirizzamento della logistica e della localizzazione. In Siberia e in Estremo Oriente, ad esempio, si investe davvero molto nella logistica. Tutti i porti marittimi orientati verso ovest sono sostanzialmente bloccati (il Mar Nero, il nord-ovest, il Baltico) e quelli dell’Estremo Oriente (Nakhodka, Vladivostok, Vanino) non hanno tali volumi e capacità. E, soprattutto, la ferrovia non ha volume e capacità. E in questo “corridoio”, che necessita di essere ampliato, ci sono davvero tanti investimenti, non solo pubblici, ma anche privati. Questa è il modo in cui si sviluppa dell’economia, che trasforma i problemi in soluzioni. È chiaro che se si stanno costruendo binari ferroviari, le Ferrovie russe sono una società di servizi statali che non sa come. Ciò significa un numero enorme di appaltatori che ricevono ordini, un numero enorme di persone che ricevono stipendi. Guadagnano, consumano, spendono e così via. Si scopre che le sanzioni danneggiano principalmente lo Stato e il governo federale. Il punto più problematico è il bilancio federale, c’è un deficit fenomenale, diversi trilioni di rubli, non sanno come colmarlo. I bilanci regionali e comunali finora sono in pari, le imprese hanno trovato il modo di salvarsi. Ma ciò non significa che l’economia si sia abituata alla nuova realtà e che possa operare stabilmente in queste nuove condizioni. No. Le condizioni sono nuove, ma non lo saranno a lungo. Vengono stabilite nuove sanzioni e prosegue la pressione a livello internazionale sui trasgressori delle sanzioni. Vengono costantemente identificate aziende degli Stati Uniti e dell’Europa occidentale, che attraverso catene di intermediari continuano a fornire attrezzature, soprattutto attrezzature militari. Queste vie vengono identificate e gradualmente interrotte. E il meccanismo per identificare le violazioni funziona. C’è anche molta incertezza riguardo alle tasse, non si sa cosa succederà nel futuro prossimo. Ci sono diversi disegni di legge in discussione nel parlamento russo che intendono aumentare le tasse per il settore manifatturiero.
I russi che vivono all’estero leggono le notizie sui social russi, i post dei loro amici rimasti in Russia, vedono questo ottimismo diffuso e non capiscono da dove venga. Vorrei dire che questo ottimismo non vuole dire che va tutto bene, che siamo tornati alla normalità, ma piuttosto che la gente si è adattata. Non si può essere sempre depressi, l’uomo non è fatto per questo. In secondo luogo, le persone si sono abituate alle nuove condizioni e le paure sono passate a un nuovo livello. I timori che si sono già concretizzati nella vita di tutti i giorni non hanno più ragione di esistere. Dobbiamo partire da questa realtà e andare avanti. Ciò non significa che la vita non sia peggiorata a causa della guerra. Essa è notevolmente peggiorata ma non necessariamente dal punto di vista economico. Anch’io mi sono sbagliato notevolmente nelle mie previsioni, perché la Russia è così coinvolta nell’economia globale che il suo venir meno avrebbe causato la caduta di tutto, ma si scopre che se lo Stato non tocca gli affari, e lo stato russo raramente si immischia negli affari, le persone, indipendentemente dallo Stato, si adattano molto rapidamente alla realtà. Questo mi dà grande ottimismo e molti imprenditori hanno la stessa impressione. L’imprenditoria russa ci ha davvero stupito, ci sono persone molto flessibili e adattabili, che prendono decisioni efficaci e sanno sopravvivere. Ma non si tratta solo di sopravvivere, piuttosto di cominciare a costruire qualcosa per il futuro. Questa è, in effetti, la speranza: che la Russia non è morta.
Aggiungo solo questo riguardo a come si muovono le persone e il business dal punto di vista morale nel quadro della guerra con l’Ucraina: Ekaterina Shul’man, una nota politologa e dopo di lei anche Natal’ja Zubarevich, hanno usato il termine “a occhi chiusi (per definire azioni fatte in una condizione di paura, ma facendo finta di niente e agendo comunque). Così nasce una nuova “normalità”: le persone capiscono che tutto va molto male, ma fingono che non stia succedendo nulla. Questo perlomeno è ciò che succede nel business.
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