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E’ La “generazione 11 settembre” la vera sorpresa di Assisi

Erano tantissimi, più di qualsiasi aspettativa, i giovani che hanno partecipato alla marcia per la pace Perugia-Assisi

di Giuseppe Frangi

Ci piacerebbe porre una domanda ai tanti professionisti del bla bla bellico che imperversano in tv e non solo lì: ma voi, quei giovani che, in quantità superiore a ogni più ottimistica previsione, domenica 14 ottobre hanno marciato da Perugia ad Assisi, voi, sapete chi sono? Avete idea da dove vengano, come la pensino, che speranze covino? Vi siete chiesti perché in così tanti abbiano deciso di marciare per la pace in un tempo di guerra, una guerra che le altre generazioni condividono massicciamente? Risposte che certo è impossibile avere dai soliti noti interlocutori, sedicenti capetti compresi. Comunque, possiamo già anticiparvi la risposta liquidatoria e sprezzante che verrebbe data nel 99 per cento dei casi: sono solo pacifisti. Una volta di più, così, l??ultima generazione? viene confinata in un atteggiamento folkloristico e marginale come capita da 40. Ma quali pacifisti! Quei giovani sono un?entità sociologicamente nuova, dai contorni ancora frastagliati, ma sono un?entità destinata a riservare molte sorprese nel futuro prossimo. Uno dei pochi sociologi italiani attenti e curiosi, Ilvo Diamanti, li ha ribattezzati ?Generazione 11 settembre?. Una generazione freschissima di nascita quindi, di cui si conoscono alcune coordinate (la simpatia per la sinistra, il rifiuto di stare sotto cappelli pur mediaticamente attraenti, il Gsf per esempio; un modo di concepirsi a isole, pronte a mettersi in rete; una sorprendente eticità di comportamenti, non certo assorbita dai padri; senza testa, cioè senza leader, ha scritto Diamanti, ma con un cuore). Sono pacifici, ma di un pacifismo strano, che ha già accettato di andare in trincea per difendere il diritto a vivere, a respirare, a pensare fuori dagli schemi o dai diktat della paura. Hanno attribuito loro sentimenti anti americani. Ma tra i 250mila della Perugia-Assisi nessun cronista è riuscito a cogliere un solo slogan anti Usa. Ci sarebbe piaciuto che qualcuno si fosse chiesto perché. Invece silenzio, solo imbarazzato silenzio. La realtà è che quelli dell?11 settembre oltre a non essere pacifisti, non sono neanche anti americani: perché sanno di far parte dello stesso mondo, di essere sotto gli stessi incubi, di spartire, dopo quel giorno, gli stessi valori. Così l?anti americanismo fa parte di uno schema che non c?entra più nulla con la loro storia e con i loro riferimenti. Non vogliamo avere la pretesa di capire chi sono. Ma ci piace sapere che sono dei combattenti. Combattenti contro quella logica che, goccia a goccia, sta minando la nostra vita civile. La sta seppellendo sotto raffiche di scomuniche verso chi viene da altre culture. La sta tenendo in scacco con mille paure. Il grande Altan ha colto questa condizione con una vignetta geniale: «Si potrebbe lanciare l?operazione ?Pace Eterna?. E amen». Tra i tanti esiti di quel terrificante attentato alle Twin towers, oltre alle bombe su un Paese che da 30anni non conosce altro che bombe, c?è anche questa pressione su tutti noi, a chiuderci in casa, a non fidarci più di nessuno, a concepire la nostra esistenza come dentro una fortezza. Come dice Altan, c?è un clima da pace eterna, che si vorrebbe popolata però da anime terrorizzate e inquiete. Capite bene, in un clima come questo, quale enorme valore abbia avuto la Marcia della pace. Il fatto che 250mila persone abbiano gridato di non essere disposte a guardare il mondo da una feritoia o, peggio, da una garritta, è un gesto di speranza e di libertà per tutti. Avevamo pensato di dedicare un inserto speciale alla Perugia Assisi con un po? di ansia nel cuore. Ora, grazie soprattutto a quei giovani, abbiamo in mano otto pagine che sfidano la paura. Otto pagine piene di vita, di colori, di passione inesausta per le cose, di compassione per gli altri. Otto pagine da sventolare come una bandiera.


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