Politica

È la corruzione che impedisce investimenti e sviluppo economico

Il nodo della corruzione rimane nel nostro Paese irrisolto. Secondo i dati forniti dalla Banca Mondiale (indici 2017), il reddito medio nei paesi con un alto livello di corruzione è circa di un terzo inferiore a quello dei paesi con un basso livello di corruzione. L’Italia, che è il fanalino di coda dell’Europa, non è stata mai in grado di incidere efficacemente sulla corruzione

di Vincenzo Musacchio

L’economia italiana è afflitta da un alto livello di corruzione, per cui, non è in grado di prosperare pienamente come gli altri paesi ove sussiste un livello più basso. La nostra economia è instabile perché il livello alto di corruzione impedisce alle sue leggi naturali di funzionare correttamente. Di conseguenza, la persistenza di fenomeni corruttivi nella politica e nell’economia italiana è in grado di determinare crisi di mercato che incidono pesantemente sulla società civile.

Secondo i dati forniti dalla Banca Mondiale (indici 2017), il reddito medio nei paesi con un alto livello di corruzione è circa di un terzo inferiore a quello dei paesi con un basso livello di corruzione. L’Italia, che è il fanalino di coda dell’Europa, non è stata mai in grado di incidere efficacemente sulla corruzione. Il nostro paese, se volesse, potrebbe facilmente invertire questa tendenza negativa con semplicissime riforme della pubblica amministrazione e con strumenti efficaci di lotta alla corruzione. Sfortunatamente non lo fa e questo produce conseguenze negative soprattutto per le persone appartenenti alle fasce sociali più deboli. I fenomeni corruttivi, ad esempio, causano prezzi artificialmente elevati dando come risultato prodotti e servizi di bassa qualità.

La corruzione nel modo dell’imprenditoria pubblica e privata, ad esempio, porta a monopoli o oligopoli. Gli imprenditori che possono usare le loro collusioni e il denaro per corrompere politici o funzionari pubblici possono manipolare i meccanismi di mercato e assicurarsi l’esclusiva di beni o servizi. I monopolisti, poiché non devono competere con nessuno, tendono a mantenere i loro prezzi elevati e non sono costretti a migliorare la qualità dei beni o dei servizi forniti che sarebbero certamente migliori se fossero in funzione di una concorrenza efficace. Se, per esempio, un’impresa edile dovesse pagare tangenti ai funzionari per ottenere licenze, questi costi si ripercuoterebbero in prezzi artificialmente elevati a carico dei committenti con prodotti spesso non consegnati a regola d’arte. Nelle economie corrotte, le società che altrimenti non sarebbero qualificate per vincere le gare d’appalto, ricevono incarichi a seguito di offerte sleali (ad esempio offerte che implicano tangenti e che di conseguenza prevedono ad esempio tagli sulla sicurezza dei luoghi di lavoro). Ciò si traduce in spese eccessive nell'esecuzione dei progetti che portano spesso a una scarsa produttività delle risorse pubbliche. Gli appalti pubblici sono i più vulnerabili alle frodi e alla corruzione a causa delle grandi dimensioni dei flussi finanziari coinvolti. Sempre la Banca Mondiale ci dice che nella maggior parte dei paesi europei gli appalti pubblici costituiscano tra il 15% e il 30% del prodotto interno lordo (PIL).

Le economie corrotte, inoltre, sono caratterizzate da una classe media sproporzionatamente piccola e da un’enorme divergenza tra gli standard di vita dei ricchi e dei poveri. Poiché anche in Italia la maggior parte del capitale del paese è nelle mani di oligarchi o di persone che corrompono politici o funzionari pubblici, la maggior parte della ricchezza creata è posseduta da questi individui. Le piccole imprese scompaiono scoraggiate dal fatto di trovarsi ad affrontare una concorrenza sleale e pressioni illegali da parte di grandi aziende che sono collegate con la politica o con funzionari della pubblica amministrazione corrotti. In Italia, in più, vi è poca fiducia nel sistema giudiziario poiché spesso i giudizi sono lunghi, tortuosi e molto onerosi. C'è quindi un disincentivo a investire e di conseguenza il nostro paese subisce un ingente danno in termini di crescita economica. Le piccole imprese tendono a evitare la registrazione presso le autorità fiscali per evitare la tassazione esosa da parte dello Stato. Di conseguenza, le entrate generate da molte imprese esistono al di fuori dell'economia ufficiale e quindi non sono soggette a tassazione statale e sono escluse nel calcolo del PIL del paese. Un altro aspetto negativo delle imprese occulte è che di solito pagano ai dipendenti salari inferiori all'importo minimo e non forniscono condizioni di lavoro accettabili, comprese prestazioni assicurative sanitarie appropriate. In Italia l’alto livello di corruzione raggiunto è di certo uno dei disincentivi agli investimenti esteri. Gli investitori che cercano un ambiente imprenditoriale sicuro, equo e competitivo non investiranno mai in paesi dove c'è un alto livello di corruzione e quindi d’incertezza.

Le nostre ricerche ripetute negli anni certificano come sussista un collegamento diretto tra il livello di corruzione e competitività imprenditoriale. La corruzione ha un impatto negativo anche sulla qualità dell'istruzione e dell'assistenza sanitaria. E’ scientificamente provato che la corruzione aumenta il costo dell'istruzione nei paesi in cui la stessa ha un ruolo decisivo nel reclutamento e nella promozione dei docenti (cfr. ad esempio l’Università). In ambito sanitario, la corruzione produce i suoi effetti deleteri nella scelta di fornitori di servizi sanitari, nel reclutamento di personale, nell'approvvigionamento di forniture e attrezzature mediche. Ciò si traduce in trattamenti sanitari inidonei e in un'offerta medica inadeguata o limitata, riducendo la qualità generale dell'assistenza sanitaria. La corruzione rende quindi l’Italia inaffidabile e abbassa gli standard di vita della maggior parte dei propri cittadini.

*direttore scientifico della Scuola di Legalità “don Peppe Diana” di Roma e del Molise

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