Mondo

E’ la Cina la patria del biotech

Lo rivela una ricerca pubblicata oggi da "Science"

di Emanuela Citterio

Gli ogm non sono una prerogativa dell’occidente. A incamminarsi spedita sulla strada del biotech è la Cina, da poco entrata nel Wto.
Nei Paesi occidentali c’è la resistenza dell’opinione pubblica e le norme approvate dai governi a frenare in qualche modo la diffusione degli ogm. Niente di tutto questo in Cina, dove è lo Stato a finanziare quasi tutta la ricerca in questo campo. Un’inchiesta condotta dall’autorevole rivista “Science” mostra che il Paese asiatico è secondo solo al Nord America nella ricerca e nello sviluppo delle biotecnologie. E che da solo assorbe più della metà della spesa per le biotecnologie di tutti i Paesi in via di sviluppo.
“Gli scienziati di Pechino lavorano su più di 50 specie di vegetali e su oltre 120 geni che, modificati o trasferiti, possono migliorare le caratteristiche di piante quali riso, patate, arachidi e altre specie poco studiate” afferma Jikun Huang dell’Accademia cinese delle scienze.
La fioritura delle biotecnologie in Cina in questi anni è stata impressionante. L’inchiesta di “Science” rivela che delle 353 domande pervenute tra il 1996 e il 2000, l’Amministrazione cinese per la sicurezza dell’ingegneria genetica ne ha approvate 251 in campo aperto o con rilascio nell’ambiente di piante, animali o microrganismi ricombinati.

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