Famiglia
E lamore naviga tra valori e insidie
Recensione del film "Casomai" di D'Alatri.
Il prete di Casomai (D?Alatri, con Stefania Rocca e Francesco Volo) è un automobilista colto in infrazioni multiple, il quale concilia tutte le multe. È l?opposto del sacerdote di Nanni Moretti, che non conciliava con nessuno, neanche con se stesso. In Casomai abbiamo un officiante che, per l?intera durata del rito, racconta il positivo e il negativo delle future nozze. Lo fa dall?altare, dinanzi ai quasi sposi, agli invitati e testimoni. Insomma, chiede al mondo di aiutare l?amore. Spiega che l?amore, spesso, cade perché l?infelicità e le interferenze cosmiche non lo tollerano. Quindi, se il prete di Moretti era un dinamitardo, pronto a smascherare le ipocrisie, quello di D?Alatri è un eccentrico (ma sempre conformista e commediante), che educa ai ?valori positivi?, non tralasciando le insidie. Il film di D?Alatri è anche la storia di una generazione (i famosi trentenni), ma a differenza di Muccino (la storia dei trentenni cinici, sfigati per mancanza di interiorità, che invece credono di non esserlo), il primo mette in scena creatività e abnegazione: ingredienti primari per l?amore, la coppia e pure per arginare il male di vivere. Casomai, però, è soprattutto un film sull?amore, anzi, sulla storia dell?amore. Allora, vedasi alla voce: Ovidio, Leopardi, Antonioni, Zurlini. L?amore, in letteratura e in cinema (per non parlare della vita), è sempre tragedia, e mai una storia niente male.
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