Formazione

e il non profit entròbnel salotto buono

I due prestigiosi istituti raggruppano sistematicamente i dati sull'universo bitaliano della solidarietà. E annunciano: non ci fermiamo qui

di Redazione

N on è l’ingresso in società del terzo settore, ma in qualche maniera ci assomiglia. Ad aprire le porte al festeggiato, il Cnel e l’Istat, che insieme hanno curato il «Primo rapporto sull’economia sociale. Dimensioni e caratteristiche strutturali delle istituzioni non profit in Italia», presentato il 30 settembre a Roma. Un lavoro che sistematizza i dati sparsi (risalenti a valutazioni condotte nel 2003, 2005 e 2007) e relativi ai molti soggetti del terzo settore (organizzazioni di volontariato, coop sociali, ong, fondazioni e associazioni di promozione sociale) e che rappresenta un punto d’arrivo e un punto di partenza: d’arrivo, perché pubblicati insieme questi dati forniscono un quadro articolato del terzo settore, un segmento che, come ha sottolineato Edoardo Patriarca , consigliere del Cnel, «ha continuato a crescere a ritmi molto positivi» (del 15 – 20% l’anno) coinvolgendo un bacino di utenza molto ampio: 7 milioni di cittadini godono delle prestazioni degli oltre 3 milioni di volontari. Allo stesso tempo, il Rapporto Istat/Cnel è un punto di ripartenza: il prossimo anno, infatti, dovrebbe essere realizzato un nuovo censimento («sperando di ricevere i finanziamenti», ha precisato Luigi Biggeri , presidente Istat) sulla base di un questionario rimodulato in collaborazione con l’Agenzia per le onlus. Sarà in tal modo possibile valutare in maniera comparativa l’evoluzione del non profit, verificando, come ha detto il presidente del Cnel, Antonio Marzano , «se sarà necessario un adeguamento normativo che armonizzi i vari segmenti del non profit nel principio di sussidiarietà». E «magari», ha aggiunto Stefano Zamagni , a capo dell’Agenzia per le onlus, «sia in grado di aiutare questo settore a essere autonomo e indipendente: va stabilizzato il 5 per mille, deve essere pensata la Borsa sociale e ripreso il lavoro fatto dalla Commissione Pinza in vista della riforma del Libro I, Titolo II del Codice civile». Del resto, ha puntualizzato Zamagni, «il terzo settore non è solo redistributivo, come in America, è anche produttivo, fa parte dell’economia di mercato. Da questo punto il titolo della pubblicazione ha un valore simbolico: riconosce l’esistenza e la meritorietà specifica del terzo settore italiano». Tornando al Rapporto, «il suo valore», ha sottolineato Gian Paolo Gualaccini , componente del Comitato di presidenza del Cnel, «è anche nei soggetti che l’hanno promosso: il fatto che Cnel e Istat seguano da vicino il terzo settore è non soltanto un passo avanti culturale, ma anche una apertura di prospettiva in vista dell’auspicata revisione normativa, sulla cui formulazione il Cnel potrebbe impegnarsi».


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