Volontariato

È il momento della Vergogna

di Dino Barbarossa

Fra milioni di parole, Papa Francesco ne pronuncia una che rappresenta nitidamente il tempo che stiamo vivendo.

Lo fa dopo l’ennesima strage di persone migranti, morte in mezzo al mar Mediterraneo, ma soprattutto lo fa dinanzi ad una umanità irreversibilmente condannata a morte da se stessa.

È un paradigma troppo duro e netto? Francamente no, anzi è il termine che calza meglio all’idea che l’uomo/donna ha di se stesso e degli altri.

Quello della pandemia sarebbe dovuto essere un tempo di grande solidarietà umana, di evidente giustizia sociale, di empatia fra esseri umani…ci siamo trovati impauriti, smarriti, tutti sulla stessa barca…

Ma non è stato così e, semmai, la pandemia ha aggravato le differenze fra esseri umani, fra coloro che muoiono a causa di guerre e carestie e coloro che traggono vantaggio dalle stesse e “pur potendo prestare aiuto, si voltano dall’altra parte”.

Proprio Papa Francesco ha spiegato bene come vi sia la crisi dei rapporti umani dietro quella ambientale e socio-economica. Quest’ultima ha una dimensione molto più complessa e permanente, e richiede soluzioni condivise di lungo periodo»

La pandemia ha posto le persone in una spirale di distacco e di sospetto reciproco e ha spinto gli Stati a erigere barriere. Il mondo interconnesso a cui eravamo abituati ha ceduto il passo ad un mondo nuovamente frammentato e diviso. Ciononostante, le ricadute della pandemia sono davvero globali, sia perché essa coinvolge di fatto tutta l’umanità e i Paesi del mondo, sia perché incide su molteplici aspetti della nostra vita, contribuendo ad aggravare «crisi tra loro fortemente interrelate, come quelle climatica, alimentare, economica e migratoria».

Ma vi è una crisi ben più profonda, che in qualche modo sta alla radice delle altre, la cui drammaticità è stata posta in luce proprio dalla pandemia. È la crisi della politica, che da tempo sta investendo molte società e i cui laceranti effetti sono emersi durante la pandemia. Uno dei fattori emblematici di tale crisi è la crescita delle contrapposizioni politiche e la difficoltà, se non addirittura l’incapacità, di ricercare soluzioni comuni e condivise ai problemi che affliggono il nostro pianeta.

Ed ancora, desidero soffermarmi ancora su un’ultima crisi, che, fra tutte, è forse la più grave: la crisi dei rapporti umani, espressione di una generale crisi antropologica, che riguarda la concezione stessa della persona umana e la sua dignità trascendente…il 2021 è un tempo da non perdere. E non sarà sprecato nella misura in cui sapremo collaborare con generosità e impegno. In questo senso ritengo che la fraternità sia il vero rimedio alla pandemia e ai molti mali che ci hanno colpito. Fraternità e speranza sono come medicine di cui oggi il mondo ha bisogno, al pari dei vaccini.

Per tutte queste ragioni, la parola Vergogna è la parola giusta, perché la Vergogna è un'emozione che accompagna l'auto-valutazione di un fallimento globale nel rispetto delle regole, scopi o modelli di condotta condivisi con gli altri.

Però, se è vero che la Vergogna è un'emozione negativa che pone l'intero individuo al cospetto della propria inadeguatezza, dall'altra gli consente di rendersi conto di aver fatto qualcosa di erroneo e potrebbe risvegliare la coscienza sopita e portare ad un pentimento e ad un mutamento di comportamento.

“Il tempo della vergogna” è anche il tema del Rapporto finale della Commissione verità e riconciliazione peruviana, una commissione incaricata di indagare e rivelare i crimini di governo, con la finalità di richiedere e concedere il perdono per azioni svolte nel passato, per riconciliare vittime e carnefici, oppressori ed oppressi con lo scopo ultimo di appianare i contrasti ancora in essere. Una Commissione nata sull’onda di quella più nota e creata da Nelson Mandela dopo lo smantellamento del regime di apartheid.

In quel Rapporto c’è una verità ancora attuale, quasi una profezia per il dramma attuale: cita, infatti, “Distratti nel dramma – Ciò che più impressiona è che possano scomparire migliaia di persone senza che nessuno lo sappia”.

In fondo è ciò che sta accadendo oggi a milioni di persone sterminate dalla pandemia nei Paesi più poveri o costrette a fuggire dalla miseria o dalla guerra, provocate dagli interessi economici e politici prevalenti.

È ancora oggi il sintomo di una mancanza di democrazia, di una mancanza di libertà, di una scarsa coscienza civica, dell’idea discriminatoria fra esseri umani.

In questo schema, miliardi di persone stanno molto male e la loro condizione è aggravata dalla pandemia che le trova inermi.

Mentre c’è ancora una parte minoritaria del mondo occidentale che crede di superare indenne la pandemia e dedicarsi ancora ad uno sviluppo disarmonico e distorto.

La prova è nel fatto che si vogliono allentamenti delle restrizioni al solo scopo di riprendere le precedenti abitudini sociali: ma si tratta di abitudini spesso figlie di una bulimia consumistica, accentuata da chi detiene gli interessi commerciali e dispone dei mezzi per distorcere la comunicazione verso i cittadini.

“No, tutto questo non può durare. Non venitemi più a dire che siamo cristiani, a parlare di pace, libertà, fraternità, democrazia.

Ho vergogna! Ho vergogna di mangiare, di dormire senza incubi, mentre milioni di esseri umani agonizzano e marciscono nella più immonda miseria, nella più atroce solitudine.

Lo griderò forte a lungo, tanto a lungo finché la coscienza di tutti sarà costretta a scuotersi, ad ascoltarmi.” (RAOUL FOLLEREAU)

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