Mondo

È il mio rischia tutto, ma sono felice così

Raffaella Carrà: «Questa trasmissione nasce dalla mia esperienza personale. Non la faccio per sentirmi dire brava, ma per dimostrare quanta serenità dà l’impegno»

di Paolo Manzo

Sono sette i bambini che Raffaella Carrà ha adottato a distanza. Basterebbe questo dato assieme alla sua collaborazione decennale con Intervida Spagna per spiegare perché la conduttrice abbia preferito un programma come Amore rispetto a un nuovo Milleluci. Una scelta voluta dal cuore per la trasmissione che parte sabato 25 marzo, non una rinuncia ad altri progetti dettata da problemi di budget, come pure qualcuno ha scritto. «L?idea di questa trasmissione deriva dalla mia esperienza personale», spiega la Carrà. «La mia settima bambina si chiama Micaela: l?avevo vista in un filmato trascinare una carriola piena di pietre per tutto il giorno e poi, sempre sorridente, incollarsi addosso il fratellino. Ho chiesto subito di adottarla, e il 7 marzo mi hanno detto che l?hanno rintracciata». Motivazioni forti, dunque, quelle della conduttrice, che nulla hanno a che vedere con la volontà di volere apparire: «Non faccio Amore per sentirmi dire brava: con garbo femminile e con misura cercherò semplicemente di affrontare il tema, anche con l?appoggio di quindici onlus specializzate nell?adozione a distanza di singoli bambini e la supervisione del Segretariato sociale della Rai». E di un flop dell?audience non si preoccupa proprio: «A sessant?anni non ho problemi a correre rischi con l?Auditel. Del resto, se non lo facevo adesso, quando? Dopo una lunga carriera si sente il bisogno di occuparsi di chi ha avuto meno fortuna di noi. E poi ho una serenità dentro che nasce dai viaggi che ho fatto in giro per il mondo, dalle realtà che ho visto, dopo i concerti in Sudamerica, nelle favelas dove medici e volontari si impegnano con uno slancio straordinario: credo che sia da servizio pubblico un programma che dà onore a chi lavora in questo campo. E pazienza se faccio un po? meno di ascolti: nella mia esperienza un po? anarchica ho sempre rischiato molto, stavolta rischio del tutto». Coraggio, determinazione ma anche molti viaggi alle spalle, per andare a visitare i suoi bambini adottati a distanza, lei che di figli naturali non ne ha mai avuti. «Tre anni fa sono andata per la prima volta in Guatemala a vedere il mio primo figlioccio, Luis, che oggi ha undici anni. Gli ho detto ?Yo soy tu madrina?. Mi ha baciato, poi subito mi è corso in grembo anche il fratellino più piccolo. È stato incredibile vedere come le onlus aiutano le famiglie e le comunità a realizzare strutture tra montagne impervie, dove pensavo di lasciarci la vita». Ma qual è l?obiettivo di Amore per la Carrà? «Che questi bambini, crescendo nelle loro famiglie, possano mangiare, studiare, essere curati, diventare cittadini consapevoli. Nel mondo di oggi, del resto, se non sei solidale, lo scontro fra razze diverse può diventare ancora più violento». Raffaella e Intervida Raffaella Carrà è testimonial dell?associazione spagnola specializzata nei progetti di adozione a distanza. Con Intervida ha realizzato un programma alla tv spagnola, convincendo ben 60mila telespettatori a impegnarsi in un sostegno a distanza.


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