Formazione
E i ragazzi del Nord-Est preferiscono lazienda
E crescono i baby lavoratori nel ricco Veneto e non certo per la poverta'
di Redazione
Se il ?pezzo di carta? non serve più, meglio andare a lavorare. Tanti ragazzi del Nord-Est italiano, dopo la terza media, scelgono senza esitazioni la via della fabbrica. Lo denuncia, dalle colonne di Liberal, Giulio Ferroni, proprio mentre il ministro Berlinguer annuncia di voler portare a 16 anni l?obbligo scolastico. «Al bar dove ti trovi con gli amici per via dell?annessa sala giochi», scrive nella sua rubrica ?Lettera tra i banchi?, «hai sentito spesso il padrone di quella piccola azienda, ammirata da tutti per i successi raggiunti in pochissimo tempo, ripetere che a scuola non si impara niente, che bisogna farsela da sè la propria vita e la propria cultura».
Un malinteso pragmatismo che circolerebbe anche in tante famiglie, pronte ad assecondare l?inclinazione al lavoro precoce dei figli. «Tutto ciò che consumi», prosegue Ferroni, «tutti i messaggi che ti piovono addosso, confermano l?inutilità, l?indifferenza, la ridicolaggine, del sapere scolastico: ti si propone la velocità, l?efficienza, l?aggressività, lo splendore di lucidatissime, ridenti e denudabili bellezze, la disponibilità di oggetti di tutti i tipi». Ferroni denuncia un paradosso: la ricchezza, e non la povertà, come causa di abbandono. Il fenomeno, a livello nazionale, è stato fotografato dall?Isfol, l?Istituto per lo sviluppo e la formazione professionale, nel suo Rapporto ?97. Per ogni mille studenti che affrontano le medie inferiori, ben 47 lasciano prima di aver conseguito la licenza media. Ma attenzione: solo 17 passano, una volta raggiunti i 14 anni, all?apprendistato e solo 10 entrano in attività di formazione professionale. I restanti 20 vengono risucchiati nel limbo dell?inoperosità o del lavoro nero. Per alcuni è il biglietto per la devianza, che a volte è di sola andata. Meglio, allora i lavoratori precoci del Nord-Est? Meglio i giovani metalmeccanici del vicentino e i baby-tessitori del trevigiano? Forse. Ma l?ignoranza produce spesso cittadini di serie B, soggetti deboli in un mondo che corre veloce. G.C.
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