Non profit

E dopo lo sciopero generale?

Anteprima dell'editoriale di Vita magazine in edicola da venerdì. Quali scommesse per il Governo e quali per il Sindacato?

di Riccardo Bonacina

La Cgil ha parlato di quasi 20 milioni di lavoratori in sciopero, la Cisl ha fornito una stima più realistica e prudenziale, 13 milioni gli scioperanti. ?Giornale? ha sentenziato ?Lo sciopero non è stato generale?. Comunque sia un fatto è certo, nessuno sarà talmente sciagurato di pensare a qualsiasi azione di governo sul tema del lavoro facendo spallucce di una mobilitazione che non ha precedenti. Qualche testa dura si ostinerà a dire che quella del 16 aprile è stato uno sciopero generale ?politico?, una prova di forza contro il Governo. Certo che è stato così, ma poteva essere altrimenti dopo la sfida straffottente lanciata dalla maggioranza parlamentare? Ad una sfida politica, quella di chi pensava di dimostrare la marginalità del sindacato a beneficio di corporazioni non confederali, quella di chi pensava che attraverso la battaglia di principio e simbolica sull?art. 18 si introducesse la fine dell?automatismo contrattuale che prevede la rappresentanza sindacale, il sindacato non ha potuto che rispondere sullo stesso terreno politico, riaffermando la forza numerica e morale della sua rappresentanza e ricordando che senza un confronto con le rappresentanze dei lavoratori non si governa e non si va da nessina parte. A chi sventola ad ogni pié sospinto i fantasmi di Reagan o della Thatcher, il sindacato doveva rispondere con un altro fantasma, la piazza. (…) Adesso che 16 aprile adesso è passato speriamo che i fantasmi lasciano il campo alle questioni vere, e che i generali ritirino le loro truppe. Il Governo, il ministro Maroni, siano così lungimiranti da lasciar perdere l’art.18 per cominciare ad occuparsi dei problemi veri come la ”gestione” della flessibilità mettendo in campo le risorse necessarie. I sindacati si facciano finalmente promotori di una piattaforma propria, possibilmente unitaria, perché le guerre non si vincono solo difendendosi. La flessibilità non è un ideale da perseguire ma una necessità, una condizione del lavoro d?oggi che va governata e il sindacato deve dare il suo contributo, rischiando, innovando, perché oggi sono troppi gli esclusi dal quadro delle tutele, dai giovani agli immigrati che sono persone e non ?forza lavoro? come qualcuno li vorrebbe ridurre. Speriamo che Berlusconi tragga dallo sciopero odierno un elemento di riflessione e ammonimento: l’idea della dittatura della maggioranza anche in ambiti non esclusivamente a responsabilità politica è un atteggiamento scemo e avventato. Speriamo, che il Governo abbia capito che non si governa una società complessa contando esclusivamente sulla propria autosufficienza parlamentare e facendosi irretire dalle posizioni più giacobine di Confindustria. Così ci s?impantana. Se i generali non richiameranno le proprie truppe e non si tornerà sul terreno più reale dei problemi si rischierà, non c?è dubbio un conflitto enorme aspro e delicato per la fase economica che il Paese sta attraversando, e giocato, ancora una volta, sulla pelle dei più deboli. Tutti hanno dato la disponibilità a ripartire dal Libro bianco di Biagi, ebbene che aspettate? il testo completo dell’editoriale in edicola con Vita da venerdì 19


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