Ancora previsiorio 2010. Dopo il flirt con l’agricoltura – che peraltro prosegue imperterrito – mi aspetto una rinnovata liaison tra impresa sociale e artigianato. Oggi le aperture si concentrano soprattutto lungo i percorsi di inclusione sociale attraverso il lavoro, ma non è detto che lo spettro delle collaborazioni possa allargarsi ulteriormente. Anche perché il grande e vario mondo dell’artigianato si dibatte tra crisi strutturali e congiunturali che lo portano a cercare nuove traiettorie di sviluppo che, inevitabilmente, incrociano i destini di altri attori. Il mondo dell’arte e del design, ad esempio, come in questo interessante progetto nel sassarese tutto volto a rinnovare la qualità dei prodotti combinando antico e post-moderno. Ma non è detto che si possa agire anche attraverso la leva della responsabilità sociale, magari declinata in salsa territoriale, attraverso partnership tra imprese sociali e artigiane. Vado nel concreto: riutilizzare scarti di lavorazione per nuovi prodotti artigianali di qualità. Lo fanno al laboratorio Altremani di Sesto Fiorentino ed anche qualche radical chic milanese che all’ultimo salone del mobile ha messo in piedi una specie di laboratorio di artigianato punk. Addirittura!
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