Mondo

E Chavez licenziò 3mila giornalisti

Il più seguito canale privato oscurato dal presidente venezuelano. La colpa: criticare il regime. E la nostra sinistra tace...

di Paolo Manzo

La notizia della chiusura di Radio Caracas Televisión (Rctv), il canale televisivo più seguito in Venezuela, nonché l?unico a poter vantare standard di produzione internazionali, ha attirato nuovamente l?attenzione della stampa mondiale su Hugo Rafael Chávez Frías, dal 1998 alla guida del paese sudamericano. La stessa cosa era già accaduta nel 1992, quando l?allora tenente colonnello dei para tentò un colpo di stato, nel 2002 quando fu vittima lui steso di un golpe e nel ferragosto del 2004, quando il Venezuela si fermò per un referendum che segnò la definitiva consacrazione di Chávez.

Poi, grazie a un decreto parlamentare che gli ha garantito poteri assoluti in 16 settori che includono praticamente tutto lo scibile umano, il presidente che si ispira a Simón Bolivar e si vanta di essere l?amico più fedele di Fidel Castro, ha svoltato con decisione dall?inizio di quest?anno verso il ?socialismo del XXI secolo?.

La chiusura di Rctv è solo l?ultimo atto di Chávez che, per i parametri delle democrazie occidentali, preoccupa molto. Anche perché il precedente di Radio Caracas Televisión, fatta chiudere dopo 53 anni di attività e con 3mila giornalisti ?a spasso?, è un monito al diritto di critica in Venezuela che, da oggi in poi, sarà per forza di cose più limitato con quella che a Caracas già definiscono «l?autocensura preventiva». Inoltre, fa molto discutere la decisione della Commissione Nazionale delle Telecomunicazioni (Conatel) di concedere in uso alla Televisora Venezolana Social (Tves) le attrezzature di emissione di Rctv. Soprattutto perché Tves, che è stato presentato dallo steso Chávez come il «primo canale di servizio pubblico nella storia patria», ha iniziato le sue trasmissioni un minuto dopo la morte di Rctv, di cui ha ottenuto in concessione le frequenze dal governo venezuelano…

Dopo il ferimento di quattro studenti che protestavano per ?el cierre?, la chiusura di Rctv, la minaccia di nazionalizzare i supermercati che non esporranno i prezzi stabiliti dal governo per ?alcuni prodotti base? come carne, formaggi e latte, l?obbligo di insegnare nelle scuole il marxismo, l?uso delle forze dell?ordine come strumento per implementare la rivoluzione bolivariana e un parlamento assolutamente controllato dall?ex tenente colonnello dei pará, è davvero stano l?atteggiamento di una certa parte della politica di casa nostra che, proprio nel giorno in cui in Venezuela il governo faceva chiudere il canale più seguito dalla gente sull?argomento non pronunciava una parola.

Nonostante per questo venisse ?richiamato? dall?Unione europea e dalle principali associazioni internazionali che si battono per i diritti umani e la libertà di stampa nel mondo (Human Rights Watch, Reporters Sans Frontières, ecc). Lo stesso giorno della chiusura di Rctv, il presidente della Camera Fausto Bertinotti interveniva duramente e giustamente sugli scontri al gay pride di Mosca. Ma perché neanche una parola è stata pronunciata su quanto accadeva a Caracas, dove chi protestava pacificamente contro la decisione di Chávez veniva picchiato dalle forze dell?ordine e perché il presidente venezuelano sembra godere di un?immunità esclusiva da parte della sinistra radicale di casa nostra? Attendiamo risposte. Nel mentre, in Venezuela, il livello di democrazia scende ogni giorno che passa, soprattutto per chi non si allinea alla revolución bolivariana?

Per saperne di più: www.hrw.comwww.rsf.org


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