La notizia è stata battuta oggi dalle agenzie di stampa di mezzo mondo: Timbuctu non ha resistito all’assedio dei ribelli tuareg, la cui avanzata nel nord del Mali sembra non trovare ostacoli. Nel giro di appena due giorni, una dopo l’altra, sono cadute Gao, Kidal e Ansongo. E oggi, dopo ore di serrato conflitto a fuoco, è stata la volta di Timbuctu che si è arresa davanti all’avanzata dei separatisti del Movimento nazionale di liberazione dell’Azawad (Mnla). Lo hanno confermano fonti del governo di Bamako e Ong, precisando che, nelle ore seguite all’attacco tuareg, sono stati saccheggiati vari edifici, tra cui ristoranti, bar e alberghi. Voci non confermate parlano di una fuga di massa dal principale carcere cittadino, i cui cancelli sono stati aperti da sconosciuti quando gli agenti, dopo il primo cannoneggiamento, si sono allontanati. Da rilevare che proprio nelle ore in cui Timbuctu stava capitolando, la giunta militare di Bamako (al potere dal 22 marzo scorso) ha annunciato il ripristino della Costituzione e una transizione verso la democrazia dai tempi però non precisati e quindi incerti. Ora che anche Timbuctu è nelle mani degli insorti, la strada verso la vittoria tuareg, almeno nel nord del Mali, appare scontata, tanto che poche ore fa la giunta al potere nella capitale maliana ha inviato emissari ai gruppi ribelli del nord per negoziare un “cessate il fuoco”. Il successo dei tuareg dipenderebbe, almeno in parte, dall’alleanza con gli integralisti islamici di Ansar Din, guidati da Ag Ghaly, anch’egli tuareg, ma jihadista per vocazione. Accanto agli uomini di Ansar Din, combatterebbero elementi di al Qaida per il Maghreb islamico. Anche se spinti da motivazioni diverse (i tuareg sono tradizionalmente laici; mentre il gruppo di Ansar Din è fautore della sharia e del jihad) le due formazioni hanno costretto l’esercito maliano alla ritirata. Premesso che nel sottosuolo del Mali settentrionale c’è petrolio e uranio a bizzeffe, pare che i tuareg intendano sconfinare nell’Algeria meridionale, con l’intento di legare l’antica città maliana di Timbuctu, dichiarata patrimonio dell’umanità dall’Unesco, con Kidal, Gao e alcuni insediamenti lungo il massiccio algerino dell’Ahaggar. Verrebbe così realizzato il perimetro ideale di un ipotetico “stato-nazione” tuareg nel deserto. Dulcis in fundo, fonti della società civile a Bamako sostengono che i tuareg avrebbero ricevuto aiuti dalla Francia. Com’è noto il governo di Parigi ha grandi interessi nello sfruttamento del sottosuolo saheliano.
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