Non profit

È buona prassi prevedere i revisori

Darsi una policy trasparente nella gestione di un ente commericale permette di affermare che le azioni sono ben gestite.

di Carlo Mazzini

Stiamo redigendo lo statuto di un?associazione onlus. Vorremmo prevedere il collegio dei revisori, anche se allo stato per la nostra dimensione non siamo obbligati. È possibile formulare la clausola sì da prevedere un ?collegio? da 1 a 3 revisori?

V. P. (email)

Pur non essendo un obbligo civilistico e normativo generale, è certo buona prassi per gli enti non profit fornirsi di un collegio sindacale, garante per l?esterno della buona amministrazione delle somme ricevute in donazioni o per convenzione. Se si intende seguire il Codice civile, ci si può riferire all?articolo 2397 che, nel testo in vigore dall?1 gennaio 2004, richiede un collegio sindacale composto da 3 a 5 membri di cui almeno uno iscritto nel Registro dei revisori contabili istituito al ministero della Giustizia. Darsi una policy rigida, seria e trasparente nella gestione di un ente non commerciale vi permette di affermare che le buone azioni da voi promosse sono anche ben gestite, che fate – con slogan banale e stucchevole, ma vero – bene il bene. Rammento che l?obbligo della presenza di revisori sussiste solo per le onlus che per due anni consecutivi registrino proventi superiori a 1.032.913,80 euro, tenendo conto che l?obbligo parte dal secondo anno, e non dopo il secondo anno.

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