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E Bossi difese la Costituzione…
Dopo lo strappo di Berlusconi con il Quirinale è il momento della mediazione
La rassegna stampa oggi si occupa anche di:
Ci pensa Bossi a fare da mediatore fra Berlusconi e Napolitano, dopo lo strappo dei giorni scorsi. E le parole del leader della Lega, più o meno stiracchiate, vengono rilanciate con grande evidenza dai quotidiani.
«La Costituzione non si cambia», taglia corto il leader della Lega Umberto Bossi. Un’uscita che per il CORRIERE DELLA SERA di oggi merita l’apertura di prima pagina. Bossi: Napolitano figura di garanzia, ribadisce nell’occhiello. Secondo il leader del Carroccio «il Cavaliere ha creato tensioni, ma recupereremo». No al «riequilibrio dei poteri». Nel pezzo di Paolo Foschi spiega come «secondo l’esponente del Carroccio la Costituzione non va cambiata, come invece aveva minacciato Berlusconi di fronte al rifiuto di Napolitano di firmare il decreto su Eluana». Via Solferino dà conto anche del primo faccia a faccia fra Berlusconi e Fini dopo gli screzi dei giorni scorsi voluto da Letta e Bonaiuti. L’incontro si è tenuto ieri pomeriggio nello studio del presidente della Camera alla fine della cerimonia per ricordare Tatarella. «Il valore dell’incontro è stato l’incontro stesso», sintetizza Ignazio La Russa. «Le cose – scrive Paola Di Caro – non stanno proprio così, e lo sanno e lo confermano gli uomini vicini all’uno e all’altro leader. Perché le posizioni di Fini e Berlusconi sono rimaste le stesse prima, dopo e durante la chiacchierata». Sul caso Eluana Berlusconi ha ribadito: «Io voglio solo l’unità». Replica di Fini: «Ma l’unità si ottiene con la moderazione, quella che non c’è stata col Quirinale».
LA REPUBBLICA dedica alle parole di Bossi su Napolitano il titolo principale in prima “Bossi: Napolitano è una garanzia”. Il servizio di Francesco Bei a pagina 9 riporta le parole del leader leghista, ma anche le «punzecchiature» arrivate al premier durante la commemorazione alla Camera di Pinuccio Tatarella. Fini: «Tatarella sognava una grande destra moderna, inclusiva e dialogante, ma capace di porsi interrogativi senza certezze dogmatiche, senza pregiudizio, con l’ansia costruens, con l’analisi e il confronto». Il retroscena di Claudio Tito, in taglio basso, racconta del faccia a faccia tra Berlusconi e Fini, in cui «nessuno dei due ha ingranano la marcia indietro». Fini: «Anche io dico no all’eutanasia, ma quello era accanimento terapeutico. E pure la Chiesa non lo consente. Mi inquietava che alcuni politici avessero tante certezze. Perfino i medici erano divisi».
AVVENIRE dedica alla difesa di Napolitano da parte di Bossi un fondo a pag. 11 nel quale si riporta anche dell’incontro Fini-Berlusconi. Più che una difesa, sembra piuttosto uno smorzare i toni e ridimensionare la polemica: «Nessun tentativo di delegittimazione del Colle… Non è vero che Berlusconi vuole un riequilibrio dei poteri», piuttosto, «è sempre stato il presidente della Repubblica ad intervenire sui decreti», ma va bene così, perché è un «figura di garanzia» ed è giusto che faccia da scudo «al potere di decretazione». Anche se definisce un «errore» la lettera su Eluana: «Ma come non c’era urgenza di intervenire? Ma se stava morendo…». Chiaro il messaggio di Veltroni e compagni, che oggi scendono in piazza in difesa del Presidente della Repubblica (“E il Pd sceglie: cavalcare la piazza”). Leggermente polemico il tono di Avvenire: «Il Pd non dimentica, soprattutto non perdona… (i democratici) saranno in piazza, attorno a Oscar Luigi Scalfaro, per accreditarsi come i veri paladini della Costituzione». Secondo Antonello Soro, capogruppo del Pd alla Camera, quella alla carta costituzionale è «una ferita grave, provocata in modo deliberato». E ancor più grave è che, «in una fase della storia così delicata, chi guida il governo, invece di cercare coesione, punti alla divisione del Paese». Stupito Fabrizio Cicchitto, per il quale «la ragione “pretestuosa” dell’iniziativa conferma la volontà degli avversari di radicalizzare lo scontro». Insomma, il solito gioco al rimbalzo delle responsabilità.
Bossi che difende il Capo dello Stato ha un richiamo in prima de IL GIORNALE di un articoletto a pagina 5 che titola “Bossi: bravo Gianfranco, difende il Colle”. Baget Bozzo scrive un editoriale dove critica Napolitano: «Il Colle stavolta non ha ascoltato il Paese». L’apertura de IL GIORNALE è infatti riservata a Oscar Luigi Scalfaro “Finalmente la sinistra ha un leader nuovo” è il titolo che annuncia la partecipazione dell’ex capo dello Stato alla manifestazione in programma oggi a Roma. La penna di Giancarlo Perna fa un ritratto di Scalfaro e titola “L’eterna parabola di Oscar ex divoratore dei comunisti risorto per insultare Silvio”.
LA STAMPA si occupa poco della difesa di Bossi nei confronti di Napoletano. Si limita a citarla in prima e a dedicargli dieci righe di un lungo articolo a cura di Ugo Magri. Bossi avrebbe bacchettato sia Berlusconi che Napolitano, ricordando al premier che il presidente è una figura di garanzia, ma ritiene anche un errore la lettera di Napolitano che sminuisce i ministri e il loro peso.
Ironico l’approccio di ITALIA OGGI: dopo Fini, le dichiarazioni sulla difesa della Costituzione arrivano dal ministro delle Riforme Bossi; in giro sembra esserci un aria contagiosa. Bossi, azzarda l’analisi del pezzo di Italia Oggi, procede con un colpo alla botte e un altro al cerchio. Se, infatti, da un lato Bossi si schiera con il presidente della Repubblica, dall’altro si assicura la difesa dell’alleato. Bossi, ricorda l’articolo, assicura di non aver mai sentito Berlusconi dire che voleva cambiare la Costituzione, e riprende anche le parole del Senatur in merito alla lettera che il Capo dello Stato aveva scritto e spedito mentre era ancora in corso il consiglio dei ministri che stava decidendo sul decreto legge salva Eluana: «Dico che si può evitare di toccare il presidente della Repubblica, però io non avrei fatto questa cosa di mandare al Consiglio dei ministri riunito la lettera dicendo che la cosa non era urgente. La cosa era urgente perché stava morendo. E’ chiaro che tutti si sono sentiti obbligati a votare a favore del decreto. C’era l’urgenza per emanare il decreto legge perché Eluana stava morendo per un errore della magistratura e con una morte che non si può accettare, quella per fame e sete». Con questa frase, Bossi difende Berlusconi e contemporaneamente respinge le usanze delle sinistra che, secondo Bossi «nella vicenda Eluana ha visto un tentativo di delegittimazione del presidente». Ma ammette anche che il governo non ha giocato una grande partita: «Berlusconi ha creato tensioni».
Il SOLE24ORE affronta il caso politico senza appassionarsi troppo, dipingendo gli uomini del PdL come pompieri intenti a spegnere il conflitto al calor bianco col Colle, e in questo gli dà una mano Bossi, «preoccupato per le conseguenze che un clima intossicato dalle polemiche può avere sul cammino del federalismo fiscale». Per Bossi inoltre «i contrasti con l’opposizione sono sanabili», anche se la strada vista dal Pd non appare in discesa.
“Il cavaliere imbarazza gli alleati. Bossi sta col Quirinale Fini incalza Berlusconi” è il titolo che IL MANIFESTO dedica alle diverse posizioni interne alla maggioranza. L’articolo che non ha richiami in prima pagina è a pagina 5. «C’è stato bisogno di un incontro a due tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini per fermare la spirale di affondi reciproci tra il presidente del Consiglio e il presidente della camera. È stato ieri sera, alla Camera. Subito dopo la cerimonia per il decennale della morte di Pinuccio Tatarella – che era servita a Fini per riproporre la sua linea di “dialogo istituzionale” – i due si sono chiariti». E sulla presa di posizione di Bossi si legge «Moderato Berlusconi non lo è stato affatto nemmeno secondo il suo più stretto alleato, Umberto Bossi, che ieri ha preso le difese di Napolitano “figura di garanzia” e “argine verso l’esecutivo e il potere di decretazione”. Esattamente l’opposto di quanto hanno sostenuto Berlusconi e il suo governo. (…) Quella di Bossi è stata una presa di distanza in piena regola dal presidente del Consiglio, seppure mitigata da una critica al Capo dello Stato per la decisione di scrivere una lettera al consiglio dei ministri per motivare il no al decreto Englaro (…) Per il capo della Lega non c’è verso, «la Costituzione non va cambiata» e comunque «Per la Lega il problema è un altro: il federalismo fiscale».
E inoltre sui giornali di oggi:
ELUANA
CORRIERE DELLA SERA – «Non andrò al funerale di mia figlia», decide il padre Beppino, «Non voglio che la Chiesa entri nella mia vita, ma per mia figlia ho lasciato che decidesse mio fratello Armando». Che ha scelto che l’ultimo saluto le verrà dato nella chiesa di Paluzza. Il funerale si terrà oggi alle 14. Intanto Ines Domenicali, la direttrice della Quiete rivela: «Anche mia figlia andò in coma, mi dissero che era praticamente morta. La operò De Monte, andò bene. Ma non avrei mai accettato accanimenti».
AVVENIRE – Con un editoriale in prima pagina, Dino Boffo risponde alla accuse rivolte da Repubblica e da La Stampa, di aver definito Beppino Englaro «un boia»: “Frase mai scritta, pensiero mai avuto”. Occhiello: “Tristezza per una manipolazione ingiusta dopo un periodo di tensioni”. A pag. 6 c’è la testimonianza di Aldo e Grazia Volpe che scrivono al presidente della Repubblica raccontando della loro figlia Lisa in coma da 17 anni. Spiegano le ragioni della loro scelta di continuare ad accudirla, ma contemporaneamente chiedono a Napolitano di non essere abbandonati nell’incombenza di un’assistenza richiesta 24 ore su 24.
LA REPUBBLICA – Dà molto spazio al dibattito, con tre editoriali di peso. Umberto Eco (“Perché ho il diritto di scegliere la mia morte”), di Carlo Galli (“Se nasce la biopolitica”), di Roberto Saviano (“Chiedete scusa a Beppino Englaro”). Scrive Eco: «Io ho il diritto di scegliere la mia morte per il bene degli altri. Guarda caso, è quello che mi ha sempre insegnato la morale, e non solo quella laica, ma anche quella delle religioni, è quello che mi hanno insegnato da piccolo, che Pietro Micca ha fatto bene a dare fuoco alle polveri per salvare tutti i torinesi, che Salvo D’Acquisto ha fatto bene ad accusarsi di un crimine non commesso, andando incontro alla fucilazione, per salvare un intero paese, che è eroe chi si strappa la lingua e accetta la morte sicura per non tradire e mandare a morte i compagni, che è santo chi accetta l’inevitabile lebbra per baciare le piaghe al lebbroso. E dopo che mi avete insegnato tutto questo non volete che io sottoscriva alla sospensione di una vita sospesa per amore delle persone che amo? Ma dove è finita la morale – e quella eroica, e quella che mi avete insegnato, che caratterizza la santità?».
SOLE24ORE – Il tema è scomparso, solo un trafiletto-pastone che mescola risultati dell’autopsia, funerali e messaggio del Papa.
LA STAMPA – Relega il caso Englaro a pagina 17 annunciando i funerali e l’assenza del padre al rito funebre.
IL GIORNALE – Filippo Facci ringrazia chi non ha mostrato le foto di Eluana oggi. Ma lui nella sua rubrica “Appunto” in prima pagina descrive nel dettaglio il corpo della donna. Come la ritraevano le foto.
IL MANIFESTO – In prima pagina viene richiamata in piccolo un’intervista a Emma Bonino: «Il Pd ha perso perché non ha scelto». L’articolo di apertura a pagina 4 è dedicato alla chiusura del caso «I funerali di Eluana Englaro si terranno e anche no. E suo padre ci sarà e anche no. Verrà seppellita a Paluzza, ma ogni ultimo sforzo della famiglia Englaro è ormai concentrato su un dolore che non verrà dato in pasto ai cannibali dell’informazione. Cremata o seppellita vicino al nonno (…) La vicenda è chiusa e nessun giornalista del Friuli Venezia Giulia onesto darà ulteriore fiato al carrozzone mediatico di un voyerismo di bassissima lega». Nella stessa pagina in un box si dà notizia di un articolo di Le Monde intitolato “Il Vaticano invade l’Italia” nel quale si scrive che “appaltando alle parrocchie e alle associazioni caritatevoli cattoliche buona parte della politica sociale, lo Stato ha fatto della Chiesa una protagonista potente del dibattito pubblico».
CORTE DEI CONTI
SOLE24ORE – Oltre alla sintesi del rapporto di ieri, il quotidiano economico dedica all’argomento un caustico commento dal titolo “L’eterno ritorno della corruzione”. La tesi è: ma come, non avevamo detto addio a 15 anni di Tangentopoli? La PA non doveva tornare a essere una «casa di vetro»? Ebbene, chi si era illuso si ricreda, perché «corruzione e tangenti sono sempre di casa nella PA», magari «sotto mentite spoglie», cioè con minor peso alla partitocrazia e più spazio alla tangente «personale». Conclusione: «peggio che con tangentopoli?».
GIUSTIZIA
LA REPUBBLICA – Giuseppe Cascini, segretario dell’Anm, scrive un pezzo in cui immagina le indagini su un pedofilo sospettato di aver rapito un bambino di 8 anni. L’uomo, grazie alla legge, riesce a farla franca.
LA STAMPA – Largo spazioso sin dal titolo alla riforma della giustizia. Due gli argomenti portanti: il no del Csm alla legge sulle intercettazioni, la proposta del governo per il blocco delle notizie giudiziarie sui giornali.
ISRAELE
CORRIERE DELLA SERA – “La sfida Livni-Netanyahu – Israele governo difficile” titola il quotidiano milanese. Il presidente Peres cerca una soluzione e secondo il CORRIERE l’ipotesi più probabile è quella dell’unità nazionale con premier uno dei due leader e dentro tutti i partiti. Ma la partita è tutta da giocare tanto che sarebbe anche ipotizzato un ritorno alle urne. L’interpretazione del voto è affidata allo scrittore ebreo americano Nathan Englander: «Credo che questo voto non rappresenti una scelta ragionata, ma la risposta impulsiva di un Paese sotto pressione». Focus sul crollo del Labour (appena 13 seggi, mai così male nella storia del partito): perfino nei kibbutz i voti passano al centro. Commenta Eitan Haber, consigliere di Rabin: «Un partito non può restare troppo al potere». Aggiunge Meir Shalev, scrittore: «Tutto è cominciato con la guerra dei Sei Giorni, quando anche i laburisti sono stati presi dall’euforia dell’occupazione».
LA REPUBBLICA – L’analisi di Bernardo Valli, che parte dalla prima, sottolinea la situazione di “limbo politico” in cui si trova Israele: «Il futuro governo nascerà in piena era Obama. Dovrà gestire nuovi rapporti con la superpotenza. (…) Il cammino da percorrere è lungo, incerto, ricco di incognite. Ma con Bush era impensabile e la politica di Bush coincideva con quella di Israele. Anzi l’assecondava. Obama non si è ancora pronunciato sul rapporto che intende avere con Gerusalemme. Resterà senz’altro un alleato stretto e leale (il Dipartimento di Stato l’ha ribadito ieri), ma lo si può immaginare come un alleato critico, esigente. Sarà più fermo nel chiedere lo sfoltimento, e comunque il non aumento, delle colonie in Cisgiordania. Sarà più insistente nel domandare trattative costruttive con l’Olp. L’apertura americana verso il mondo arabo, e musulmano in generale, implica un cambiamento nel rapporto tra israeliani e palestinesi. Essendo quel rapporto essenziale per migliorare il clima tra l’Occidente e le società arabe. Il nuovo primo ministro israeliano deve essere pronto ad affrontare, a gestire, questo mutamento senz’altro traumatizzante per la società israeliana. Tzipi Livni sembra più adeguata a questo ruolo di Benjamin Netanyahu. Ma non è certo che le venga assegnato. Al momento il concorrente sembra favorito. Nessuno osa tuttavia escludere che, nel nome del pragmatismo, dopo lunghe trattative, diventino loro stesso alleati».
IL MANIFESTO – La prima pagina è dedicata al risultato delle elezioni israeliane con il titolo “La destra promessa” su una foto di dimostranti israeliani che inneggiano alla guerra di Gaza. Nel suo commento Zvi Schuldner “Grazie alla guerra” scrive. «Nessuna sorpresa: le elezioni le ha vinte la destra e ogni speculazione sul presunto trionfo di Tzipi Livni non ha alcuna base reale. La guerra “vittoriosa”, la guerra criminale, la guerra che “è stata interrotta troppo presto”, la guerra ha rafforzato la destra israeliana. E le elezioni generano un futuro buio» A pagina 11 il titolo fotografa la situazione “Livni ok, destre meglio”, mentre nel sommario si osserva che «la vera vittoria è quella dell’ultranazionalista Lieberman, arbitro della formazione di qualsiasi governo di coalizione nel quale è determinato a entrare pur di ottenere un ministero importante, meglio se quello dell’interno. Travolti i laburisti ormai solo quarta forza del paese».
OBAMA
LA STAMPA – Telefonata di Obama a Berlusconi. La Stampa racconta un Berlusconi disponibile ad aumentare la presenza militare italiana (con un aumento di 800 soldati) e si è detto disponibile per ospitare alcuni detenuti provenienti dalla prigione di Guantanamo.
CARLA BRUNI
CORRIERE DELLA SERA – Carla Bruni va in Africa a visitare i bambini malati di Aids in Burkina Faso (è ambasciatrice mondiale per la protezione di madri e bimbi dal virus Hiv) e il CORRIERE le dedica la fotonotizia in prima pagina. Il quotidiano però titola il pezzo su una dichiarazione che nulla ha a che fare con il viaggio: “L’Italia non è laica – Vaticano Stato nello Stato”. Un affondo minimizzato dal successivo: «Non voglio giudicare l’Italia, so quanto conti la religione nel Paese».
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