Non profit

E’ boom di domande

Sono 6mila su 1500 posti. Soddisfatto il ministro La Russa. Cnesc: «Scelta colpisce il servizio civile»

di Antonio Sgobba

Il ministro La Russa può già cantare vittoria: «Sono seimila, finora, le domande arrivate. Seimila per millecinquecento posti a disposizione». Prima ancora di cominciare sembra che la mini-naja sia già un successo. Le tre settimane di stage nelle forze armate per cui si può fare domanda già dal 6 agosto fino al 6 settembre costeranno 19,8 milioni di euro per tre anni, ma secondo il ministro ne vale la pena. Tanto che ora c’è spazio anche per chi ha qualche anno in più: «Io, sebbene non più in verde età, rimango sempre a stretto contatto con i giovani. E solo a Milano e nelle città dove vado in vacanza ne ho incontrati decine e decine entusiasti della possibilità offerta. Poi ne ho parlato con i miei figli e con  loro amici. Anzi, ho alzato il limite d’età per la mini naja a 30 anni perché gli amici di mio figlio hanno 30 anni e mi dicevano: ma come, a noi ci lasci fuori?», ha detto il ministro a Il Messaggero.

Un risultato al di là delle aspettative, dopo il primo tentativo dello scorso anno che aveva coinvolto 145 giovani in un corso di due settimane presso la caserma degli Alpini del 6° reggimento di San Candido. «Stiamo anzi frenando, cerchiamo di non fare molta pubblicità», dice La Russa. E infatti per la comunicazione non si è speso molto, dato che lo spot in onda sulle reti Rai è riciclato da un vecchio filmato usato già due anni fa in occasione del 4 novembre. Cambia solo la voce dello speaker e lo slogan finale: «Vivi le forze armate».

Negli ultimi giorni non si riusciva neanche a prendere la linea al numero verde dell’Esercito aperto per chiedere informazioni. Linee sovraccariche anche alla Marina. E non ferma gli aspiranti stagisti neanche il fatto che dovranno pagarsi divise, tute mimetiche e scarponi. «E’ vero – conferma il ministro – me l’ha proposto Tremonti e l’ho trovato giusto. I giovani dovranno dare una cauzione e se distruggono i vestiti verrà trattenuta tutta o parte della cauzione. Se invece alla fine, qualcuno se li vuole tenere, lo potrà fare avendo già versato la cauzione».

A trarre beneficio dalla mini-naja saranno soprattutto le associazioni d’arma. «Con la mini-naja si acquisisce la qualifica di “soldato”, solo in questo modo ci si può iscrivere». Scomparsa la leva obblligatoria, senza gli stagisti le associazioni d’arma «sarebbero andate a morire», riconosce il ministro. Nei ventuno giorni in caserma non ci sarà solo pratica militare, «Ma anche corsi teorici che preparino al volontariato: lezioni sui valori civici del militare come l’amore per la patria e per il prossimo. La società con un costo modesto, inserisce nel circuito del volontariato migliaia di giovani che saranno di aiuto morale ma anche materiale allo Stato» , ricorda La Russa.

Su questo punto c’è lo scetticismo del mondo del servizio civile. «Chi fa la mini-naja in quelle tre settimane non conosce nessuna realtà associativa», afferma Primo Di Blasio, presidente della Cnesc (Conferenza nazionale enti servizio civile) contattato da Vita per commentare la notizia. «Sarebbe un fatto positivo se quei ragazzi sperimentassero il volontariato, ma non è cosi: loro potranno entrare nelle associazioni solo dopo. Nelle tre settimane di stage quello che vedono è solo la vita militare», continua Di Biasio. «Un arretramento culturale per l’Italia», secondo il prsidente della Conferenza, che non viene alleviato dal «basso costo» dell’operazione vantato dalla Difesa. «Si può pensare che quasi 20 milioni di euro non siano tanti, ma bisogna ricordare che il provvedimento è stato approvato d’urgenza mentre si discuteva una finanziaria che ha chiesto sacrifici per tutti», ricorda il presidente. Non ultimo lo stesso servizio civile. De Biasio dà le cifre dei fondi: «Nel 2010 abbiamo a disposizione 120 milioni , l’anno scorso erano 170 e solo nel 2007 si arrivava a 300». Per questo, se ora il ministro punta così tanto sugli stage nelle forze armate «si tratta di una precisa scelta politica».


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