Cultura
È anoressica: per Cassazione ha diritto a invalidità
La Corte ha confermato la sentenza di un tribunale che aveva concesso l'indennità a una donna afflitta da «avversione al cibo»
L’anoressia? E’ una ”grave patologia” che fa equiparare chi ne soffre ad un invalido. Pertanto la mancata assunzione di cibo puo’ dare diritto ad ottenere la pensione di invalidita’.
Lo ha stabilito la Cassazione (sentenza 6500) occupandosi del caso di Alba F., una signora calabrese arrivata all’eta’ di 53 anni con una profonda ”avversione al cibo” I problemi della signora iniziano molti anni prima: Alba, alta 1,49 centimetri del peso di 37 chili, e’ ”affetta da una complessa condizione che inficia le possibilita’ di recupero -si legge in sentenza- e se non viene seguita con costanza dai famigliari, smette di alimentarsi”. La sua ‘magrezza’ e i conseguenti ‘disturbi comportamentali” si sono aggravati a tal punto da impedirle, come sostiene lei stessa di ”svolgere un lavoro proficuo”.
Per questo Alba decide di rivolgersi al pretore di Catanzaro per ottenere il riconoscimento del diritto alla pensione di invalidita’ e dell’indennita’ di accompagnamento. Richieste alle quali si oppone il ministero dell’Interno. Il pretore di Catanzaro e il tribunale della stessa citta’ riconoscono alla signora affetta da anoressia il diritto a beneficiare della sola pensione di invalidita’, alla luce della profonda ”avversione del cibo”. Il ministero dell’Interno si oppone in Cassazione sostenendo che la patologia anoressica non e’ tale da giustificare il beneficio della pensione di inabilita’. Ma la suprema Corte, ritenendo ”infondato” il ricorso del ministero stesso, ha dato ragione ad Alba.
Riferendosi alle prestazioni assistenziali a carico del ministero dell’Interno i giudici di piazza Cavour hanno rilevato che ”il deficit intellettivo, la sindrome psico-patologica e l’eccessiva magrezza” costituiscono ”un quadro patologico inemendabile su cui si innestano disturbi del comportamento”. Disturbi tali che, ad avviso dell’alta Corte, giustificano ”la percentuale di invalidita’ piu’ volte espressa da differenti commissioni mediche”. In definitiva, la sezione lavoro della Cassazione ha rilevato che legittimamente il tribunale ha riconosciuto alla donna la pensione di invalidita’ ”considerando l’eta’, l’altezza e il peso minimo raggiunto dall’interessata in conseguenza dell’anoressia da cui la stessa e’ affetta”.
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