Formazione

… E allora sorrisi

Yalla Italia con VITA 35/2007: 11/09, Moshin Hamid ricorda ancora una volta quella mattina. Prima he decidessero di correre alla scuola della figlia sotto le torri in fiamme

di Redazione

La sera dopo avrebbe dovuto essere l?ultima a Manila. Ero nella mia stanza che facevo i bagagli. Accesi la televisione e vidi quello che sulle prime mi parve un film. Ma continuai a guardare e mi resi conto che non era una finzione ma una notizia. Vidi crollare prima una e poi l?altra delle torri gemelle del World Trade Center di New York. E allora sorrisi. Sì, per quanto possa apparire deprecabile, la prima reazione fu di notevole compiacimento. Quando dico che ero compiaciuto per il massacro di migliaia di innocenti, lo faccio con un profondo senso di perplessità. Ma in quel momento i miei pensieri non erano per le vittime dell?attacco – la morte in televisione mi tocca di più quando è fittizia e riguarda un personaggio con cui ho costruito una relazione nel corso di una serie di episodi -, no, ero colpito dal simbolismo della cosa, dal fatto che qualcuno avesse messo in ginocchio gli Stati Uniti in modo tanto smaccato. Io non ero in guerra con gli Stati Uniti. Anzi, ero il prodotto di un?università americana; stavo guadagnando un lucroso stipendio americano; ero infatuato di una donna americana. Perché allora una parte di me desiderava il male degli Stati Uniti? Non lo sapevo; sapevo solo che i miei sentimenti sarebbero stati inaccettabili per i miei colleghi, e mi sforzai di nasconderli più che potevo. Moshin Hamid (da Il fondamentalista riluttante, Einaudi)


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