Non profit

E adesso chi pensa alle bevute degli over 16?

di Redazione

Finalmente vedremo gruppi di quindicenni passeggiare per le vie della movida con un bicchierone di aranciata o di coca-cola, la lunga cannuccia a beccuccio a fare da bandiera, sobri come collegiali, chiacchierando garruli di sport e di scuola, di vacanze e di amori estivi, insomma sereni e adolescenziali come li vorremmo, nei nostri sogni di adulti con un macroscopico senso di colpa. Perché nello stesso momento, nelle medesime strade, si aggireranno loschi tipacci tatuati e con le magliette sbrindellate, con in mano la bottiglia di birra da tracannare a lunghe sorsate, rutto libero, riuniti in gruppo, uomini e donne, autorizzati a bere a volontà perché più grandi di 16 anni. I due mondi si mescoleranno, ma i giovanissimi, resi virtuosi dal terrore di una multa pazzesca, inizieranno una magnifica attività educativa, e cercheranno di convertire i bruti offrendo loro limonate e chinotti, o addirittura la mitica cedrata, di cui si sono perse le tracce.
I vigili urbani, sornioni e soddisfatti, assisteranno a queste scene edificanti garantendo un garbato controllo a distanza, e a questo punto anche i nonni usciranno dalle case di sera, magari fumando il sigaro toscano.
Dico la verità, non sono aspramente contrario al giro di vite sull’alcol. Qualcosa, anzi molto si deve fare. Ma non solo vietando e multando. Magari cominciando dal bloccare quella stupefacente macchina che a Milano distribuisce “pane e vino” 24 ore al giorno, con tanti saluti all’ordinanza del sindaco Letizia Moratti. Insomma, tutto intorno ai giovanissimi propone, suggerisce, spinge verso l’alcol e, in modo più occulto ma non troppo, verso la droga, prima di tutto la cocaina. L’azione vera dovrebbe essere nei confronti dei “forti” che lucrano sul desiderio di sballo generalizzato, figlio peraltro di una lunga fase di stanchezza sociale. Il branco alcolico è la risposta istintiva di giovani e meno giovani. Questo è il vero buco nero.

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