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E adesso Bush taglia i fondi alle campagne anti fumo

È l'ennesimo tentativo di demolire otto anni di leggei sociali e ambientali

di Gabriella Meroni

Tagliando i fondi per avvocati e spese giudiziarie, George W. Bush si avvia ad affossare la maxicausa avviata da Bill Clinton contro le multinazionali del tabacco. Ed è l’ennesima dimostrazione, dopo l’affossamento di Kyoto e il revival del nucleare, dell’intenzione repubblicana di demolire a colpi di piccone tutta l’impalcatura di leggi sociali, norme ambientali, misure sanitarie, costruita in otto anni di guida democratica. Nel 1998 il governo americano aveva citato in giudizio Philip Morris, Rjr Reynolds e altre industrie per associazione a delinquere, chiedendo un risarcimento di 100 miliardi di dollari, 220 mila miliardi di lire. In caso di vittoria giudiziaria, la somma si sarebbe aggiunta ai 240 miliardi di dollari dell’accordo extragiudiziale tra le multinazionali e 46 stati americani. Ma ieri il Washington Post ha reso noto un memorandum segreto, redatto il 12 marzo dai funzionari del “team antitabacco”, in cui si avverte il ministro della Giustizia John Ashcroft che gli stanziamenti previsti nel bilancio sono insufficienti a coprire le spese del governo, imponendo, di fatto, un’archiviazione del caso. Secondo il documento, la Casa Bianca ha previsto per il 20012002 un finanziamento di 1,8 milioni di dollari, appena 3,5 miliardi di lire, mentre il “team”, di cui fanno parte una trentina di persone, aveva chiesto 57 milioni, circa 120 miliardi. Una somma, questa, che sarebbe servita non solo per gli stipendi, ma per assoldare avvocati esterni, in grado di contrastare quelli di “Big Tobacco”, soprannome della lobby, e per pagare le spese burocratiche, come le fotocopie di 73 miliardi di pagine chieste dai legali delle multinazionali. L’anno scorso, durante la campagna elettorale, i democratici avevano avvertito che in caso di elezione Bush sarebbe stato il paladino degli interessi delle “cinque sorelle” del tabacco, che del resto avevano sostenuto con molta generosità le sue ambizioni. Ma non ci si aspettava, specie dopo una vittoria politica così contrastata, che la Casa Bianca avrebbe agito così presto, anche prima dei fatidici cento giorni, e in modo così ipocrita, per difendere la Philip Morris e le altre. I collaboratori del presidente negano che sia stata già presa una decisione specifica. «La questione del tabacco», chiarisce un dirigente del ministero della Giustizia, «è politica non di bilancio». Come dire: la presenza o l’assenza di fondi ad hoc per le spese giudiziarie è irrilevante rispetto al problema. Ma i democratici, assieme alle organizzazioni contro il fumo, ritengono che sia il primo segnale di un’inversione di tendenza che, dopo otto anni di umiliazioni e condanne, ridarà fiato (e miliardi di dollari) all’industria della nicotina. E ieri, a Wall Street, i titoli della Philip Morris sono puntualmente schizzati in alto, anche in previsione di un prossimo aumento dei prezzi del pacchetto.


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