Non profit
E a Maroni un ministero al quadrato
Come funzionerà il nuovo superdicastero che raggruppa lavoro, previdenza e solidarietà sociale. Ecco cosa cambia e chi davvero lo guiderà
Non è la riforma che aveva previsto la legge Bassanini, ma il ministero del Welfare ci sarà. Senza includere la Sanità, però, ma solo lavoro e politiche sociali. Il megaministero, come era stato facile definirlo, è venuto al mondo più snello del previsto e un po? meno trasversale. L?idea all?origine era quella di creare un ?ministero dei servizi alla persona? per intrecciare e coordinare le politiche sanitarie con quelle sociali, della promozione del lavoro e anche con il sistema previdenziale. Metà dell?architettura resta ancora in piedi, quella che riguarda l?integrazione tra gli aspetti della previdenza con l?assistenza e il coordinamento delle politiche di promozione e tutela del lavoro con il reinserimento sociale.
A guidare il Welfare c?è il ministro Roberto Maroni coadiuvato da quattro sottosegretari e da una nuova figura istituzionale, il ministro junior, così definito perché ricopre una delega relativa a una intera area di competenza dei nuovi ministeri: a differenza dei sottosegretari, infatti, il viceministro può partecipare alle sedute del Consiglio dei ministri, seppure senza diritto di voto.
Per il ministero del Welfare, come per la maggioranza dei nuovi dicasteri eccetto Esteri, Difesa e Beni culturali, è stata prevista una struttura a dipartimenti, per l?esattezza due: il dipartimento per le Politiche del lavoro e dell?occupazione e tutela dei lavoratori e quello per le Politiche sociali e previdenziali. Ed è su quest?ultimo che probabilmente riceverà la delega il ministro junior Raffaele Costa.
Entrambi i dipartimenti sono articolati in direzioni generali (rispettivamente 5 e 7), con al vertice un ?capo dipartimento?. Le funzioni attribuite a questi due ?rami? sono sovrapponibili a quelle degli ex ministeri oggi incorporati, del Lavoro e della Solidarietà Sociale. Qualche novità c?è: al dipartimento per le Politiche del lavoro, si chiede di curare i cosiddetti ammortizzatori sociali, la tutela della sicurezza e della salute sul lavoro, di avere un ruolo di mediazione tra le parti sociali nel momento della contrattazione collettiva, insomma tutto quanto già era rimasto nelle competenze del ministero del Lavoro dopo la devolution alle Regioni. Mentre le politiche previdenziali escono dal Lavoro e diventano l?oggetto specifico di una delle sette direzioni generali che compongono il dipartimento per le Politiche sociali e previdenziali, le cui aree di intervento per il resto rimangono le stesse di quelle dell?ex dipartimento per gli Affari sociali che era presso la Presidenza del consiglio.
Considerato il tradizionale sbilanciamento dello Stato sociale italiano sul versante delle pensioni, c?è chi ha visto nell?attribuzione delle competenze sulla previdenza al dipartimento Sociale una specie di zavorra che potrebbe rallentare la riforma del welfare. Un timore che non è condiviso da Guido Bolaffi, già capo di gabinetto del ministro Turco: «Non vedo perché l?ordinamento delle politiche previdenziali o la vigilanza sugli enti di previdenza dovrebbero comportare un rallentamento di altre politiche», commenta l?alto dirigente che ha guidato l?ex dipartimento Affari sociali negli ultimi cinque anni, «dal punto di vista organizzativo le persone che fino a ieri si sono occupate della questione presso il Lavoro, semplicemente continueranno a farlo nel nuovo dicastero. C?è più di un aspetto delle politiche sociali che si avvantaggerà dell?intreccio con la previdenza; si pensi per esempio al reddito minimo di inserimento».
Per questo come per altri ministeri nati dall?accorpamento di più strutture un altro rischio sono i ?cortocircuiti? sul piano operativo, o peggio lo stallo, tipici di quando si chiede a organici con diverse culture amministrative e organizzative di lavorare congiuntamente.
«Le riforme non passano unicamente attraverso un atto normativo», avverte Eugenio Nunziata, esperto di organizzazione della pubblica amministrazione della ?Butera e partners?, la società di consulenza che ha accompagnato la riorganizzazione di diverse amministrazioni pubbliche sottoposte a riforme, tra cui il ministero della Pubblica istruzione e quello delle Finanze, «la struttura a dipartimenti permette una maggiore autonomia sulla scelta delle modalità operative, cosa che migliora l?efficienza. Ma molto dipende da come sarà interpretato il ruolo del ?capo dipartimento? e da come questi saprà vincere la tendenza dei direttori generali a fare corpo a sé. Nel caso del ministero del Welfare c?è il vantaggio che uno dei dipartimenti eredita la struttura e la cultura organizzativa del precedente ?Das?, un?organizzazione senza sedimentazioni e molto dinamica. Questo potrebbe influenzare positivamente l?intera struttura dal punto di vista gestionale».
E il rapporto con il Terzo settore? Sarà con il nuovo ministero del Welfare come con l?ex dipartimento Affari sociali? «Nell?esercizio delle funzioni attribuite al dipartimento per le Politiche sociale previdenziali, il Terzo settore continua a essere citato come uno dei soggetti di riferimento principali», rassicura Bolaffi, “bisogna ora aspettare le scelte di indirizzo del nuovo ministro e del ministro junior”.
MINISTERO DEL WELFARE
Ministro: Roberto Maroni
Viceministro: (junior) Raffaele Costa
Sottosegretari:
Alberto Brambilla
Maurizio Sacconi
Grazia Sestini
Pasquale Viespoli
Dipartimento per le politiche del lavoro e dell?occupazione
Direzioni generali:
· per l?impiego, l?orientamento e la formazione
· degli ammortizzatori sociali e degli incentivi all?occupazione
· della tutela delle condizioni di lavoro
· per le reti informative e per l?Osservatorio del mercato del lavoro
· degli affari generali, risorse umane e attività ispettiva
Dipartimento delle politiche sociali e previdenziali
Direzioni generali
· gestione del fondo nazionale per le politiche sociali e affari generali
· per le tematiche familiari e sociali e la tutela dei diritti dei minori
· per la diffusione delle conoscenze e delle informazioni in merito alle politiche sociali
· per la prevenzione delle tossicodipendenze e alcooldipendenze
· per il volontariato, l?associazionismo sociale e le politiche giovanili
· per l?immigrazione
· per le politiche previdenziali
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