Il senso dei luoghi
Dynamo Camp, dove la felicità non è un’idea semplice. Ma è raggiungibile da tutti
Cosa c'è dietro le quinte della felicità? A inizio anno, la galassia Dynamo si dà appuntamento a San Marcello Piteglio in provincia di Pistoia, una realtà che da quasi vent’anni offre gratuitamente programmi di terapia ricreativa a bambini con patologie gravi o croniche, disturbi del neurosviluppo o condizioni di disabilità
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Sei mai stato in un posto dove si produce felicità? Se la risposta è sì, forse hai visto il Dynamo Camp, un luogo nato è cresciuto attorno all’idea di garantire il diritto alla felicità per tutti. Anche per i bambini che lungo la strada hanno incontrato patologie gravi o croniche, disturbi del neurosviluppo o condizioni di disabilità. Trascorrere due giorni lì, a San Marcello Piteglio in provincia di Pistoia, un’ora e mezza di curve da Firenze, dentro un’oasi affiliata Wwf a tratti senza connessione e dove ogni anno migliaia di famiglie vivono uno stacco dalla routine di pura gioia, è un’esperienza che non ti consegna risposte, al massimo genera domande. Lo è per chiunque, anche per chi in quell’esperienza (o attorno) ci lavora ogni giorno.
All’inizio di ogni anno, la galassia Dynamo si dà appuntamento lì dove tutto è incominciato, in quell’area di oltre 900 ettari in cui da quasi vent’anni si offrono gratuitamente programmi di terapia ricreativa a bambini e ragazzi con le loro famiglie. Per galassia Dynamo si intendono le molteplici anime che traducono la mission in azione in tanti luoghi lungo lo stivale: dai percorsi con i bambini alla formazione per le aziende, dalla cultura accessibile alla tutela dell’ambiente. Le persone che le rendono vive e possibili, per due giorni sono lì, a conoscersi e riconoscersi, per guardare insieme alle prossime sfide. Cosa c’è dietro le quinte della felicità? Il bilancio di quello che è stato, la visione di quello che sarà, i confronti su e giù dal palco, e un sacco di abbracci.
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Qualche numero
«Cosa vuoi che sia prendersi cura degli altri? In un posto lontano da tutto, non è niente di speciale». Il 2025 inizia con una frase che resta in mente: niente di speciale. Dietro il video che scorre, ci sono i numeri, importanti, dell’anno che si è appena concluso: 9.235 beneficiari, di cui 2.569 a Dynamo Camp e 6.666 nei programmi sul territorio, 77 dipendenti, 403 persone di staff stagionale, 1650 volontari.
Allargando lo sguardo fino all’anno di nascita (2007), sono 79.065 i bambini con gravi patologie e loro familiari che hanno goduto dei programmi di terapia ricreativa, oltre 75 le patologie ospitate, per un network di 97 ospedali e 85 associazioni di genitori o di patologia in tutta Italia. La community comprende oggi, insieme ai 79.065 bambini e famiglie, anche 12.343 volontari e 195.500 donatori.
Ma il cuore di Dynamo sono le attività, e non soltanto al Camp di Limestre. L’esperienza ludico ricreativa è il valore aggiunto anche in tour e al City Camp di Milano, una realtà che sta crescendo. Le parole chiave che ritornano sono coerenza, profondità e autenticità in tutti gli interventi, compreso quello del fondatore Enzo Manes. Le immagini sul grande schermo ribadiscono: «Niente di speciale». Poi si alza una ragazza, è la sua prima volta qui, lavora a Dynamo da meno di un anno. Continua la frase: «Non è niente di speciale, però è essenziale».
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Quello che resta
Quello che resta, lasciando la montagna pistoiese, è una matassa di pensieri. Al Dynamo Camp la felicità non è un’idea semplice. È accessibile. La navetta, la doccia, lo sport, la musica, l’arte, il cibo: tutto è alla portata di tutti. Un posto lontano dal rumore di fondo, esteticamente bello, dove il divertimento è uno spazio da vivere per ogni singolo membro della famiglia, per ogni disabilità, per ogni volontario o operatore che si trovi a riflettere sul metodo e i risultati. I genitori, abituati a presentarsi come “la mamma di” o “il papà di”, qui ritrovano il tempo, anche soltanto tre ore, per ricordarsi chi sono.
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C’è una galleria d’arte contemporanea nella piazza centrale. Sono esposte le opere realizzate da artisti di caratura internazionale e quelli che in gergo si chiamano campers, i partecipanti alle settimane di Dynamo. Oliviero Fiorenzi firma l’installazione Ognuno è bandiera: le immagini esposte custodiscono ricordi personali e identità singole anziché collettive, madri e padri alle prese con il sè. Giuseppe De Mattia incolla al muro gli occhi del visitatore con “Pettegolezzi”, una collezione di dicerie che fa sorridere e insieme pensare: «Dicono che in questa casa sono tutti matti». Una stanza buia con proiezioni in loop raccoglie scritti a macchina i sogni dei ragazzi passati di qui: per uno di loro è «una tribù dove posso confidarmi con gli altri attorno al falò e suonare qualcosa tutti insieme». Protetti dietro la vernice di un muro poco distante, ci sono i segreti di altri bambini. È una parete fidata, li custodirà.
Le fotografie sono di Dynamo Camp
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