Mondo

Durban, iniziato il vertice economico dei paesi africani

Wolfensohn (Banca Mondiale): "Sosterremo le legittime richieste dei partrecipanti"

di Piergiorgio Greco

Si è aperto ieri a Durban (Sudafrica) il summit economico dei Paesi africani con il sostegno del presidente della Banca mondiale James Wolfensohn che si è detto pronto a prendere in considerazione, in sede internazionale, le legittime richieste dei partecipanti. Il programma prevede tre giorni di intensi lavori per discutere un pacchetto di proposte da sottoporre al prossimo G8 in Canada: al centro delle discussioni il Nuovo partenariato per lo sviluppo (Nepad). Stando alle dichiarazioni ufficiali, si tratta dell?organismo che dovrebbe imprimere il cambiamento di rotta all?Africa. Una strategia di dimensioni continentali atta a raggiungere quello sviluppo sostenibile che può essere ottenuto se si riconosce che i conflitti interni, e la povertà più in generale, sono responsabilità comune. Sulla carta, il Nepad esige standard accettabili di democrazia, vale a dire: libere elezioni, libertà di stampa e amministrazione responsabile dei fondi pubblici. I Paesi industrializzati, dal canto loro, devono rivedere le politiche economiche per consentire all’Africa d’entrare a pieno titolo nel mercato globale, senza sottostare al dictat protezionistico. Altra questione da rivedere è quella degli investimenti stranieri che hanno implicato in questi anni, paradossalmente, il trasferimento di ricchezza fuori dai confini del continente. È bene ricordare che vi sono Paesi africani che a tutt?oggi non conoscono la quota di petrolio prelevata nei propri bacini ed esportata all?estero. L?Angola è uno tra questi. Se di garanzie bisogna parlare, hanno già fatto intendere i governi africani, non possono essere solo loro a darle. Anche perché i focolai di tensione, come nell?ex Zaire, sono in gran parte legati al controllo delle materie prime di un continente ricco e al contempo drammaticamente povero. Sono quarantotto i Paesi rappresentati al vertice di Durban con la partecipazione di 750 delegati tra i quali figurano il presidente sudafricano Thabo Mbeki e il nigeriano Olusegun Obasanjo.


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