Famiglia

Dura lex, sed lex Ma forse si esagera.

«Verificherò di persona le condizioni di vita nei campi» Per Livia Turco la legge va applicata ma senza inutili eccessi. E promette più operatori e mediatori culturali.

di Redazione

D avanti all?ultimo allarme che ha coinvolto i centri di permanenza temporanea la ministra Livia Turco si difende attaccando. Difende la legge e il principio per il quale l?immigrazione clandestina è da perseguire e stroncare. E attacca chi invoca la chiusura dei centri, spiegando qual è la sua ricetta per migliorare la vita si chi è costretto a rimanerci: coinvolgere nella gestione il volontariato. Ministra Turco, i centri oggi sono come lei li aveva pensati nel testo della legge 40, che porta il suo nome? La legge è chiara. I centri sono certamente luoghi di limitazione della libertà, una limitazione che però devono avvenire nel pieno rispetto della dignità umana e nella piena possibilità di comunicare con l?esterno. Primo perché non sono carceri, e secondo perché la dignità umana dovrebbe essere rispettata anche in carcere… Ma i fatti che sono avvenuti recentemente lanciano un allarme che non si può ignorare. È vero, per questo ho chiesto al ministro dell?Interno di verificare le condizioni in cui sono tenute queste persone, e anch?io andrò a vederli di persona. Ma non facciamo gli ipocriti: ciò che determina il vero disagio degli stranieri non è il riscaldamento che manca ma la certezza che quella è l?anticamera dell?espulsione. Questo è il punto e questa è la contraddizione, ma per risolverla bisognerebbe non essere contro l?immigrazione clandestina. E allora decidiamoci: siamo a favore o contro? Lei cosa decide? Io dico, sebbene non a cuor leggero, che l?immigrazione clandestina è da contrastare con tutti i mezzi, compresi i centri di permanenza temporanea. Indietro non si torna: la legge Martelli prevedeva che la polizia che fermasse un clandestino dovesse consegnargli il foglio di via e basta, e questo nove volte su dieci faceva perdere le proprie tracce. Per coprire questo ?buco? normativo abbiamo valutato alcune possibilità, tra cui introdurre il reato di immigrazione clandestina. L?altra strada erano questi luoghi in cui trattenere gli stranieri per l?identificazione. Abbiamo scelto questa, che per me è l?unica percorribile. C?è chi dice però che questi centri non sono utili neppure all?identificazione, perché dopo trenta giorni l?immigrato deve comunque andarsene, che sia stato identificato o no. Non possiamo trattenerli per sempre, lo dice la Costituzione all?articolo 10, quando prescrive che non si può limitare la libertà personale dei cittadini se non per breve tempo. Dopo queste persone vanno lasciate libere, pena l?incostituzionalità della norma. Altri sostengono che i centri in se stessi sono incostituzionali, proprio perché limitano la libertà di persone che non hanno commesso reati. Ripeto che lo scopo del fermo è quello di procedere all?identificazione. Se poi le modalità del fermo sono ritenute troppo coercitive rientriamo in un problema di gestione, e la gestione si può discutere. Ma per favore non cominciamo a dire ?chiudeteli, chiudeteli? senza aggiungere altro. Perché sarebbe come dare cittadinanza all?immigrazione cladestina. E guardi che quando parlo di clandestini so perfettamente che parliamo di poveracci in cerca di un futuro migliore. Ma so anche che la clandestinità offende prima di tutto la dignità dell?immigrato stesso perché gli impedisce di essere cittadino. Bisognerebbe spiegare a tutti gli ospiti dei centri di permanenza che esiste la possibilità di immigrare in Italia legalmente, attraverso i flussi programmati che per il 2000 prevedono 63 mila ingressi. E chi glielo spiega, scusi? Torniamo alla gestione. All?interno di ogni centro ci dovrebbero essere mediatori culturali e operatori che aiutino gli immigrati a individuare dei percorsi possibili di integrazione, costruendo un rapporto con loro. Che cosa ha intenzione di fare lei da subito, da domani, per realizzare questo programma? Andrò nei centri. Discuterò con le associazioni sulla gestione, perché credo che il loro contributo sia determinante. E farò entrare i volontari e i mediatori, perché una parola di solidarietà è importante, forse anche più di una doccia e un pasto caldo. ?


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