Fin dalla sua nascita l’attività del WWF Italia si è in gran parte basata sulla creazione di Oasi, una forma di protezione della natura allora del tutto inesistente sia nella legislazione sia nel territorio. Questo significava, tra l’altro, che tutti gli uccelli migratori (soprattutto acquatici) che dovevano due volte all’anno percorrere le nostre coste per recarsi in Africa a svernare e tornare in Nord Europa per nidificare, venivano uccisi. Infatti, ogni palude, stagno, lago, acquitrino ove poter sostare, era presidiato dai cacciatori che ne facevano strage.
La creazione dell’Oasi del Lago di Burano, nel 1967, e una campagna rivoluzionaria per la difesa delle zone umide che per primi intraprendemmo negli anni 60 del secolo scorso, dettero l’avvio alla più grande opera di conservazione concreta messa in atto da un’associazione privata con il solo aiuto dei propri soci.
Oggi le Oasi, che il 20 maggio saranno festeggiate in tutta Italia, sono più di 100 e comprendono ambienti e paesaggi estremamente preziosi che vanno dalle montagne del Trentino alle paludi della Puglia, dagli ultimi boschi della Padania alla Laguna veneta, dalle macchie della Sardegna alle dune della costa tirrenica.
Ma è proprio sulle dune costiere che oggi l’interesse del WWF si è appuntato. Questi fragili e bellissimi cordoni sabbiosi, fioriti, presso la battigia, di santoline gialle, soldanelle rosa e gigli di mare, e irsuti di lentischi, mirti, ginepri, filliree e corbezzoli sul crinale, fungono da bastione naturale più che contro le mareggiate e le tempeste di sabbia, contro l’avida e proterva azione dell’uomo. Questa ? tesa a sostituire i cordoni dunali con lungomari lividi, stabilimenti balneari cementizi, distese spaventose di ombrelloni e sdraio ? ha ormai ridotto il prezioso confine tra il mare e la terraferma a pochi spezzettati frammenti per la cui difesa il WWF si batte da sempre. Sono habitat ricchi di biodiversità e stupendi nella loro apertura verso il mare: a loro simbolo abbiamo eletto il fratino, piccolo uccello che nidifica proprio sulle spiagge più naturali, e che i nostri volontari proteggono con campagne mirate in Abruzzo e Toscana. Ma la battaglia non è ancora finita.
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