Mondo

Due vili e un uomo

È il personaggio simbolo della gratuità: il samaritano Giacomo Contri rilegge a sorpresa il valore del suo gesto

di Gabriella Meroni

G iudea, anno 30 circa della nuova era. Sulla strada che scende da Gerusalemme verso Gerico e porta al Giordano, è avvenuto un fatto di sangue: un tizio, dall’identità non precisata, è stato aggredito da un gruppo di banditi, che dopo averlo rapinato lo hanno lasciato mezzo moribondo sul ciglio della strada. L’indifferenza consumista era di lì a venire, ma certi peccati non sono mali di stagione: di lì passano signori distinti, un sacerdote e un levita, ma guardano e passano oltre. Poi passa un uomo originario di una terra di pessima fama, un samaritano (la strada infatti portava proprio nella sua regione), e invece si ferma, recupera il malcapitato e ne paga le cure alla più vicina taverna.
Ma chi erano i protagonisti di questo fatto di cronaca nera che Gesù ha trasformato nella più celebre parabola evangelica? Giacomo Contri, psicanalista, cattolico, anni fa ha elaborato una sua personale e molto realistica diagnosi dei fatti. Innanzitutto chi era il malcapitato? «Non direi un benestante» spiega Contri. «Altrimenti perché avrebbero dovuto di infierire su di lui? Presa la borsa, la missione era compiuta. E un bravo mercante sa che in quelle circostanze è meglio mollare l’osso. Secondo indizio: i due che arrivano e passano oltre, sono due figure istituzionalmente rispettose della legge. Quindi se non rispettano la legge che comanda di soccorrere il bisognoso, è perché riconoscono nella vittima un qualcuno non degno di essere soccorso. Cioé un delinquente notorio». Insomma, la rapina in realtà è stata una specie di regolamento di conti… «Esattamente. Le cose potrebbero essere andate così.
All’interno di una banda un elemento cerca di fare il furbo e di tenere tutto per sé il bottino. Scappa, ma i soci lo raggiungono, si riprendono la borsa e gli danno una lezione, picchiandolo di santa ragione. Passano i due personaggi rispettabili, vedono – proprio così dice il Vangelo -, lo riconoscono e passano oltre». E a questo punto entra in scena il samaritano.
Chi era costui? Contri tratteggia così il profilo di questo personaggio che rompe gli schemi: «Innanzitutto è un personaggio libero. Non è malato di samaritanismo, non è un bounty-killer del bene. Non cerca gente da curare. Lui semplicemente va per la sua strada. La sua diversità sta solo in un’apertura alla realtà: se una cosa reale gli viene incontro accetta il cambio di programma che da questa ne deriva. Non fa come gli altri due che seguono uno schema e lo impongono alle cose, allorché le cose emergono come un dato incongruo. Per lui la realtà è fonte di morale. I due invece sono solo preoccupati di imporre la loro coscienza morale alla realtà». Quindi non è una faccenda di buon cuore… «Assolutamente no. Può essere che anche lui facesse parte della banda, lui come tutti. Soccorrendo non compie un atto di compassione, ma si mette in un’altra logica. Abbandona un ambito, ponendosi in un altro».
«Cioé applica una nuova legge. Per questo Gesù conclude dicendo che lui per la vittima è stato “il prossimo”. Uno che sopravviene, guarda e accetta che il reale sia il metodo della sua vita». Non un eroe, ma più semplicemente un uomo.

Pagine a cura di: Roberto Copello,
Gabriella Meroni, Giuseppe Frangi
e Francesco Maggio

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