Leggi

Due terzi delle grandi imprese spiano le e-mail dei dipendenti

Una violazione della privacy percepita sempre di più come "giusta"

di Ida Cappiello

Il 63% delle aziende con più di mille impiegati si intromettono nella corrispondenza elettronica dei propri dipendenti. Lo fanno per motivi di sicurezza informatica, per tutelare la proprietà intellettuale e i segreti aziendali, per il buon andamento degli affari. Il dato più allarmante, tuttavia, è che «monitorare» la posta elettronica inizia a essere culturalmente percepito come cosa buona e giusta. Lo dice la recente indagine promossa dalla società Proofpoint: il 36,1% delle aziende scruta le email dei dipendenti, mentre un altro 26,5% intende farlo a breve, impiegando personale appositamente «addestrato» al ruolo di guardia giurata delle caselle postali. Ancora più grave la situazione nelle strutture con più di 20 mila dipendenti: nel 40% di questi casi esistono già professionalità abilitate a sorvegliare sul traffico postale online e nel 32% dei casi è stata riscontrata l’intenzione di sorvegliare al più presto. la stessa attitudine indiscreta emerge dallo studio anche per quello che riguarda l’abitudine di controllare i comportamenti dei dipendenti attraverso l’utilizzo di videocamere, onde evitare furti, sabotaggi o violenza. Sempre secondo Proofpoint negli ultimi 12 mesi un’azienda su tre ha avviato indagini su email sospettate di trattare informazioni strettamente confidenziali e una su quattro ha licenziato un impiegato per aver violato a questo proposito la linea di condotta aziendale.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.