Welfare

Due stanze a un milione al mese, ecco come vivono gli immigrati

Un'indagine del Sunia e di Ancab-Lega coop pone all'attenzione il disagio abitativo dei lavoratori immigrati

di Barbara Fabiani

Il 72% degli immigrati vive in appartamenti sovraffollati, dividendo una o due stanze con tre o quattro familiari o amici. Un dato impressionante, soprattutto se si confronta con quello nazionale complessivo che parla di un 29% di casi di sovraffollamento. Molto spesso gli immigrati accettano condizioni abitative che gli italiani rifiuterebbero: il 7% degli appartamenti abitati da lavoratori stranieri ha i servizi igienici all?esterno.
I dati vengono da una ricerca commissionata dal Sindacato unitario degli inquilini e degli affittuari e dall?Associazione nazionale cooperative di abitanti ? lega coop, indagine che ha coinvolto mille immigrati in tutt?Italia, con un?età compresa tra i 18 e i 54 anni. Nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di abitazioni in affitto (92%) di proprietà di un privato (83%) ma il 37% dichiara di non avere un regolare contratto.
Complessivamente il 47% ha trovato casa cercando sugli annunci e direttamente dai privati, il 15% si è rivolto ad agenzie, il 14% è ospite da amici/colleghi o parenti o è subentrato all?affitto ad uno di questi (13%). Un dato che può essere letto come una notizia positiva in termini di integrazione è quello per cui il 13% degli intervistati dice di stare cercando un?abitazione da acquistare.
Un?attenta riflessione va fatta sui dati riguardanti l?ammontare dei canoni d?affitto; i ricercatori dell?agenzia People SWG incaricata dell?indagine sono infatti dell?opinione che le dichiarazioni in proposito siano state piuttosto reticenti. Gli immigrati hanno detto di spendere tra le 500mila e le 900mila lire mensili, cifre che bastano di per sé a creare un disagio quando il reddito è molto contenuto ma che, se veritiere, si tengono nell?ordine dei canoni pagati dagli italiani. ?Pensiamo che le cifre siano molto sottostimate ? dice Rosetta Deluisa, responsabile della ricerca ? Solo apparentemente può sembrare paradossale il fatto che dove gli immigrati dicono di vivere un clima relazionale migliore con gli italiani e di maggior fiducia con le istituzioni, lì si innalzerebbe la cifra media dei canoni? ? ad esempio, il 39% di chi abita al Centro Italia ammette di pagare di più di 900mila lire. ?In realtà ? continua Deluisa ? Un clima di maggiore fiducia spinge gli immigrati ad aprirsi e a dare dati privati maggiormente attendibili?. Dal punto di vista dell?ambiente sociale, la situazione migliore è a Nord Ovest dove è maggiore il numero degli immigrati che dice di avere buoni rapporti con i vicini e con il proprietario dell?appartamento, invece è molto più difficile la situazione nel nordest dove alle difficoltà sociali si aggiungono più frequentemente le carenze strutturali degli appartamenti.
Interessanti alcuni dati sul coinvolgimento del terzo settore. Solo il 5% dice di aver avuto aiuto dalla Caritas o da un?associazione di volontariato per cercare casa, e appena il 9% di quelli che denunciano un disagio abitativo (il 67% del totale) dice di essersi rivolto al terzo settore per chiedere aiuto o consiglio. Questa difficoltà a chiedere aiuto all?esterno è uno dei risultati più significativi della ricerca: la grande maggioranza (67%) delle persone che lamentano un disagio abitativo (63%) non si rivolge né agli enti locali, né al terzo settore, né al sindacato.
?Leggendo questa ricerca ho avuto la sensazione di fare un viaggio nel passato ? commenta Luigi Pallotta, segretario generale del Sunia ? quando i meridionali emigravano per lavorare nelle fabbriche del nord e finivano con l?abitare in condizioni del tutto simili. La nostra volontà è quella di tutelare anche questa fascia particolarmente debole. Fatr loro capire che quello della casa è un diritto?.
Un argomento forte che si scontra con anni di politiche poco efficaci e di rallentamenti, fino alla stasi dell?edilizia pubblica, problema che coinvolge gli immigrati come anche un milione di italiani inutilmente accalcati nelle liste di attesa per l?assegnazione delle cosiddette ?case popolari?. Secondo quelli dell?Ancab lo strumento delle cooperative di abitanti è tra quelli possibili per sopperire alle carenze del pubblico e rispondere all?emergenza casa, magari, ma questo è ancora un progetto in studio, incrementando anche le cooperative per l?affitto e non solo per l?acquisto.

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